“C’è la cronaca e Francesca Baleani, le sentenze e i ricorsi, […] c’è la poesia, c’è la musica […] che evoca, coinvolge, emoziona, alleggerisce, approfondisce. C’è un uomo in scena con me, che racconta l’importanza dell’alleanza tra femminile e maschile […] Ci sono io. E con me, tutte le persone che stanno formando il percorso di attrice e di donna, che sono e sempre più voglio diventare.
Partendo dalla storia vera di Francesca Baleani, parliamo insieme di violenza di genere, di amore e di donne.
Tantissime domande senza la presunzione di voler dare alcuna risposta, ma col solo tentativo di parlarne insieme, e di farlo col sorriso, nonostante tutto.”
Valeria Perdonò
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Come può in una stessa frase convivere la parola AMORE con ASSASSINO?
Può, purtroppo ancora può, perché la violenza sulle donne viene ancora confusa o giustificata col troppo amore di un uomo verso una donna.
Gli ultimi mesi in Italia ci hanno restituito dati agghiaccianti, ennesimi femminicidi di cui ormai si perde il conto, sentenze gravissime ed esempi di vittimizzazione secondaria.
Eppure ci chiediamo, se i femminicidi sono solo la punta di un iceberg immenso e invisibile, da dove arriva tutto questo e quanto ci riguarda?
Se diciamo che è un problema culturale (e ovviamente lo è), che impatto ha sulle nostre vite e che ruolo può avere allora la cultura in questa riflessione?
Qualche anno fa il Telefono Rosa di Mantova mi chiese di occuparmi della questione e parlarne a teatro per un evento, recitare, raccontare, commentare…ma io non sapevo da dove partire. La parola “femminicidio” non era nemmeno entrata nel nostro vocabolario come lo è oggi, avevamo – tutte e tutti, io di sicuro – meno strumenti, e pochissime consapevolezze, i dati non erano così accessibili e facilmente fruibili: cominciai a cercare e leggere resoconti, guardare video-interviste, parlare, e poi mi capitò tra le mani un libro, AMOROSI ASSASSINI un saggio in cui vengono riportati episodi di femminicidi avvenuti nel 2006.
Tra tutte le storie citate nel libro, però, una mi ha colpito in particolare, quella di Francesca Baleani, perché era l’unica che aveva un lieto fine, se così si può dire: Francesca è stata quasi uccisa dal suo ex marito, ma si è salvata per miracolo ed è riuscita a ricominciare una nuova vita.
Questa storia però ha un ingrediente fondamentale, il contesto: socialmente ed economicamente elevato, ma soprattutto culturalmente. Il suo ex marito era il direttore del Teatro di Macerata.
Cadono gli stereotipi sociali, crollano gli alibi, le domande si moltiplicano.
La vicenda è curiosa anche perché ha creato uno stallo giudiziario importante, e al di là di come si sia concluso il processo, i tre gradi di giudizio sono stati intervallati da perizie di infermità mentale del carnefice, ricorsi, trasferimenti.
Francesca Baleani scrive una lettera di fuoco all’allora ministro della Giustizia Mastella: la consapevolezza e la profondità delle sue riflessioni, l’ironia nelle sue parole a causa di una situazione che arriva al parossismo, le implicazioni psicologiche e poi sociali della vicenda, non potevano non essere raccontate.
Scelgo di partire dalla sua lettera, dalle sue parole, da numeri, dati, cifre e dichiarazioni. E inizio a farmi domande anche io, su tutto.
Che cosa è violenza, oltre a quella che lascia i segni?
Come si pratica la responsabilità collettiva, che cos’è l’omertà?
Ma soprattutto, se diciamo che è un problema culturale, che impatto ha sulle nostre vite e che ruolo può avere allora la cultura in questa riflessione?
Il Progetto
Lo spettacolo è nato come reading musicato e poi è cresciuto come spettacolo di teatro canzone, sotto forma di narrazione.
In continuo aggiornamento rispetto a notizie di cronaca e attualità, lo spettacolo è stato approvato dalla protagonista che ne segue gli sviluppi e vanta della supervisione e collaborazione delle operatrici del Centro Antiviolenza NON DA SOLA di Reggio Emilia.
È stato proposto negli anni a numerose scuole secondarie e per questa attività nel 2021 ha ricevuto dal Comune di Reggio Emilia il Premio REGGIANE PER- ESEMPIO.
Infine, nel 2023 è stato adottato dall’Università di Brescia all’interno del Terzo Settore nell’ambito delle attività del Gender Equality Plan 2022- 2024




