Il Calamaro è un monologo che racconta la giornata tipo di una donna sull’orlo di una crisi di nervi. Ogni mattina è un imprevedibile ripetersi di rotture di scatole senza precedenti. Scatole metaforiche, scatole fisiche, scatole mentali. Tra lavoro, relazioni precarie e pensieri ossessivi che si rincorrono senza sosta, la protagonista trascina lo spettatore in un mondo che rasenta il surreale.
Ma sotto la superficie di questa narrazione comica, in cui le canzoni originali si intrecciano alle parole, cercando di dare un ordine al caos, si nasconde una domanda più profonda: davvero “farcela” è ciò che di noi resta a questo mondo?
Accompagnata da un chitarrista e da una voce fuori campo, la protagonista prova a
trovare una risposta o almeno a raccontare il suo percorso per cercarla.
Il calamaro non è solo un pesce, può essere anche inchiostro, è anche un anello, un fritto, o forse è il mondo che è tutta paranza.
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Note di regia
Il Calamaro nasce come un monologo in bilico tra stand-up e teatro-canzone con
l’obiettivo di dare forma teatrale a una condizione esistenziale: quella di una donna che
vive sospesa tra precarietà quotidiana, ironia corrosiva e desiderio di autodeterminazione
in un mondo spietato.
La comicità diventa strumento di sopravvivenza, mentre le canzoni originali,
accompagnate in scena da un chitarrista, spesso usato dall’attrice come capro espiatorio,
portano a galla il lato emotivo, rivelando ciò che le parole in prosa non riescono a
contenere.
Nel raccontare la sua giornata tipo, la protagonista finisce per costruire un sistema
paradossale di “fasce” in cui poter dividere le attrici, collocandosi auto-ironicamente
nella terza fascia. Questo meccanismo diventa il suo modo per dare un senso ordinato al
caos e giustificare la sua condizione. Il racconto scivola poi progressivamente verso
ossessioni e riflessioni che scandiscono la sua giornata, intrecciandosi in un loop comico
e disturbante che trova spazio espressivo in un’assenza scenografica tutta da riempire.
Accanto alla protagonista e al suo chitarrista, la voce fuori campo diventa presenza
costante: ironica, disturbante, educativa e a tratti consolatoria, che incarna l’altro da se
con cui confrontarsi e che non può essere messo a tacere.
Il Calamaro è un testo che si muove su due piani, quello comico surreale con ritmo
brillante e continui slittamenti logici e quello esistenziale, per poter ridere dell’assurdità
della condizione artistica ed umana e poco dopo ritrovarsi, in silenzio, a fare i conti con
la stessa domanda che muove la protagonista: “cosa resta di noi a questo mondo”?



