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27 - 30 Novembre 2025

GAIA APREA

LA GUERRA SVELATA DI CASSANDRA

ALETHEIA

di Salvatore Ventura

musiche Dario Arcidiacono | contributi video Andrea Montagnani
voce Enea Tommaso Garrè | corpo di Enea Giovanni Boni
assistente alla regia Adriana Mangano

regia ALESSIO PIZZECH

produzione Nutrimenti Terrestri e Giardino Chiuso/Orizzonti Verticali In collaborazione con Mithos Troina Festival

Con un tono a metà tra modernità epica e narrazione classica, Cassandra si pone in dialogo con il pubblico del presente. Svelando se stessa e tutte le verità che l’hanno portata a non essere creduta, lo vuole scuotere dal silenzio colpevole e affermare la necessità delle parole, del rito del Teatro e del racconto, del muovere una coscienza che possa opporsi al pensiero dominante.
Alla ricerca di un senso del proprio stare nel mondo, Cassandra si ricongiungerà a quella sé stessa bambina, persa nei rumori di un conflitto familiare, nel disperato tentativo di compiere un atto catartico che tagli definitivamente con il perpetuarsi del sangue e della morte come unico orizzonte possibile.

[…] Cassandra del 2025 vuole farsi esempio per noi, monito per i nostri assordanti silenzi e mi piace così immaginarla tra le strade bombardate di Kiev o tra le macerie di Gaza […]” _ Alessio Pizzech

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Note di regia

La Guerra svelata di Cassandra ovvero come descrivere la guerra e i suoi orrori, attraverso gli occhi di una donna e raccontarne così le motivazioni tutte maschili, nonché le menzogne e le falsità che intorno ad essa si costruiscono come giustificazioni, ieri come oggi.

Il Mito di Cassandra continua a essere uno strumento di rilettura delle contraddizioni della storia che attraversiamo come uomini, ed ha rappresentato una lente d’ingrandimento per cercare un senso, una luce per i tempi bui. Dopo tanti omaggi letterari a questo straordinario personaggio, Salvatore Ventura si cimenta nella composizione di un pezzo di teatro estremamente denso di emozioni. Il giovane drammaturgo palermitano dà una lettura di Cassandra che mutua aspetti dalle tante versioni letterarie del personaggio classico, in primis Christa Wolf, ma ne costruisce una visione autonoma e tratteggia una figura di donna, perfettamente calata nelle contraddizioni di questo nostro tempo. La Cassandra, a cui darà voce e corpo Gaia Aprea, è creatura dell’oggi ed articola un monologo teatrale originale nella forma della scrittura e straordinariamente carico di rimandi alla cronaca quotidiana.

Le parole di Ventura, contrappuntate dallo spazio sonoro di Dario Arcidiacono, costruiscono un flusso di coscienza che riscrive la vicenda conosciuta della profetessa di Apollo, figlia di Priamo.
Cassandra si pone in dialogo con il pubblico del presente, lo vuole scuotere dal silenzio colpevole e affermare la necessità delle parole, del racconto, del disvelare una verità, del muovere una coscienza che possa opporsi al pensiero dominante.

La Cassandra di Ventura torna sulla scena ormai spogliata violentemente della sua verginità, alla ricerca di un perdono di sé stessa per non essere stata capace di fermare quella guerra, per non essere riuscita a farsi ascoltare nella sua azione profetica. Cassandra del 2025, vuole farsi esempio per noi, monito per i nostri assordanti silenzi e mi piace così immaginarla tra le strade bombardate di Kiev o tra le macerie di Gaza o tra le fila di uomini e donne massacrati in qualche parte della terra.

Questa Cassandra è alla ricerca di un senso del proprio stare nel mondo e si ricongiungerà a quella sé stessa bambina, persa nei rumori di un conflitto familiare, nel disperato tentativo di compiere un atto catartico che tagli definitivamente con il perpetuarsi del sangue e della morte come unico orizzonte possibile.


Cassandra, tornata nel mondo dei vivi, alle prese con i ricordi, con oggetti testimoni della propria esistenza traumatica, è affamata di vita, sedotta dal ricordo di Enea che si è salvato dalla fine della Città di Troia. Ricordando il corpo ed il volto di Enea, Cassandra prova così ad ergersi al di sopra del racconto di morte e distruzione; il legame erotico, di profonda amicizia, che la unisce a Enea, rappresenta una forza indelebile, che nella sua memoria, resiste agli orrori di una terra distrutta, di un cimitero di familiari massacrati dal nemico, a un destino di violenza che lega vincitori e vinti. La Cassandra di Ventura invoca cosi il teatro, lo evoca come fonte di resistenza, di speranza, come atto finale di testimonianza che vuole disvelare a noi l’ipocrisia della famiglia umana, l’irresponsabilità di chi decreta l’inizio del conflitto e ne determina il perpetrarsi. Cassandra quindi, diviene voce che si oppone all’indifferenza, usa la parola come arma, con quell’incedere poetico di chi porta con sé una verità per troppo tempo sopita e ci dice quanto mai sia importante oggi, il rito del teatro.


Alessio Pizzech