La storia è quella di Luisa, una ragazza giovane e piena di sogni in un mondo vecchio.
Luisa diventa la docente di un singolare corso di comportamento e buone maniere: il suo è un seminario solo per donne di preparazione al matrimonio, in cui vengono comunicate le 10 regole da seguire per potersi trasformare nella moglie perfetta. Ogni regola viene mostrata e spiegata al pubblico in un crescendo di ironia, surrealtà e gioco volti a mettere in discussione tutti i parametri degli stereotipi a cui è sottoposta una generazione figlia della libertà di espressione ma ancora schiava di retaggi non completamente superati.
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Una lavagna in scena, una sedia di scuola, una donna vestita anni ‘50.
La storia è quella di Luisa, una ragazza giovane e piena di sogni, in un mondo vecchio quanto un cartellone pubblicitario ormai sbiadito, Luisa diventa poi la docente di un singolare corso di comportamento e buone maniere: il suo è un seminario intensivo (solo per donne) di preparazione al matrimonio dal titolo “Si può far”. Il corso è volto all’istruzione delle giovani aspiranti sposine: quali sono le 10 regole da seguire per potersi trasformare nella moglie perfetta?
La docente le mostra al pubblico come in una vera e propria lezione in cui ogni regola viene mostrata e spiegata in ogni sua parte, in un crescendo di ironia, surrealtà e gioco; ma, come nella vita, a volte la linea sottile tra gioco e realtà si confonde, si offusca, sbiadisce.
Cosa si nasconde dietro la maschera di questa donna apparentemente perfetta?
Crede davvero alle regole che impartisce con tanta dedizione, o è semplicemente vittima di un sistema che la accetta solo perché sottomessa a stereotipi e chili di mascara?
E può questa donna, uscita da un’epoca che sembra non appartenerci più, parlare alle donne di tutti i tempi?
Note di regia
Quanti passi si sono realmente fatti da quegli sfavillanti anni ‘50 ad oggi e come possiamo raccontare questo conflitto personale che riguarda tante donne di una generazione figlia della libertà di espressione ma ancora schiava di retaggi non completamente superati? Lo spettacolo riporta il decalogo sopra citato e la storia d’una donna come tante, che ha dentro milioni di possibilità accadute e non accadute, uno spettacolo con tanti personaggi e una sola attrice che va a raccontare con ironia e black humor, un mondo che assomiglia anche troppo al nostro: la narrazione, che passa da un personaggio all’altro senza interruzione e senza uscite di scena, segue la storia della vita d’una donna come tutte, piena di sogni e di paure, e porta lo spettatore, con una comicità a volte sfacciata a volte con delicata ironia a guardarsi dentro e a rivedere attraverso una, la storia di tante. Siamo ancora disegnate a matita su un grande cartellone che ci vuole d’un colore tenue e sbiadito? Saremo mai in grado di superare questi pregiudizi o rimarremo sempre bloccate nel limbo del Vorrei, ma non posso?



