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19 - 22 Febbraio 2026

DIEGO FINAZZI | ALMA POLI

LE NOTTI BIANCHE

da da Fëdor Dostoevskij

drammaturgia Elena C. Patacchini
disegno luci Fulvio Melli | scene e costumi Francesca Biffi
assistente alla regia Sofia Tieri

ideazione e regia STEFANO CORDELLA

produzione Manifatture Teatrali Milanesi

Il protagonista è un Sognatore a metà tra lo spirito malinconico e riflessivo del personaggio dostoevskiano di riferimento e l’odierna Gen Z, risultando fragile come un bambino e, allo stesso tempo, brutale come un uomo. Si sente inadatto alle dinamiche relazionali al punto che la solitudine diventa il motore della sua immaginazione: dà vita agli oggetti inanimati pur di non confrontarsi con le persone e la realtà.

L’incontro con Nasten’ka arriva per caso e anche la più elaborata delle allucinazioni non potrà competere con la vita che esplode.

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Il sognatore è un fantasma che crea e disfa storie nella sua testa. Perso nei suoi viaggi mentali, spesso si dimentica del mondo reale.
La solitudine è il motore della sua immaginazione che lo porta a vagare di notte, cercando incontri che possano nutrire la sua fantasia. Vive così intensamente le sue allucinazioni da non riuscire ad aprirsi agli altri, terrorizzato dallo scontro con la realtà. Gli unici dialoghi sono con le case e gli edifici che lo circondano. Dà vita agli oggetti inanimati pur di non confrontarsi con le persone. Si sente inadeguato, inadatto alle dinamiche relazionali che lo obbligherebbero a mettere in discussione il suo mondo immaginario.
L’incontro con Nasten’ka arriva per caso, in una notte bianca che si confonde con il giorno. Nonostante le raccomandazioni della ragazza, il sognatore si innamora e di fronte a questo sentimento autentico la timida fantasia si mostra per quello che è: “Schiava di un’ombra, di un’idea”. E invano il sognatore fruga nei suoi vecchi sogni cercandone uno che possa scaldarlo come l’emozione che sta provando nell’incontro con Nasten’ka. Perché anche la più elaborata delle allucinazioni non può competere con la vita che esplode.
In questo modo, il posto dei sogni verrà rapidamente sostituito dai rimpianti. Tra la nostalgia per quello che non ha mai vissuto e la malinconia per le occasioni sprecate, il sognatore trascorre quattro notti con Nasten’ka assaporando per la prima volta nella sua vita la consistenza della realtà, l’adrenalina del presente e la possibile costruzione di un futuro.



Note di drammaturgia

Lo spettacolo si sviluppa sullo scheletro drammaturgico e tematico del racconto di Dostoevskij, per poi prendere una piega contemporanea sia nel linguaggio che in alcuni riferimenti.
Il sognatore, figura senza nome come nell’originale, si muove tra due mondi: da un lato incarna lo spirito malinconico e riflessivo del personaggio dostoevskiano, dall’altro si colloca perfettamente nell’odierna Gen Z, risultando fragile come un bambino e, allo stesso tempo, brutale come un uomo. È un’anima persa che attraversa epoche e sentimenti, in grado di esprimere il mal de vivre che accomuna ogni tempo e generazione.
Nasten’ka, invece, è il contraltare perfetto: una giovane donna che, dietro la sua dolcezza e acume, cela un’anima selvaggia, nutrita da un impulso di vita che supera la fragile speranza del sognatore. È un personaggio che vive di emozioni intense, alimentata da una voracità emozionale che contrasta con la perenne esitazione del protagonista.
Le notti bianche è uno spettacolo che esplora i delicati equilibri dell’intimità con una tenerezza disperata e violenta. Lo spazio scenico, essenziale e minimalista, è progettato per mettere al centro la relazione tra i personaggi e il loro profondo bisogno di essere visti e riconosciuti. È un incontro inatteso tra due esseri umani segnati dalla solitudine, che ora intravedono una possibilità di rinascita grazie al reciproco aiuto. Anche le luci e la musica, suonata dal vivo dagli attori attraverso una tastiera elettronica, diventano parte integrante della narrazione segnando il confine tra sogno e realtà, e talvolta il loro sconfinamento. Il grande tema dei protagonisti è l’incapacità di vivere nel presente: per sopravvivere, si rifugiano nei sogni e nell’immaginazione, fino a spingersi alle estreme conseguenze.
Il sognatore e Nasten’ka vivono insieme quattro notti che cambieranno per sempre le loro vite, in un viaggio intimo e poetico alla disperata ricerca di un singolo istante di autentica felicità. “Un intero attimo di beatitudine… È forse poco nella vita di un uomo?”

Elena C. Patacchini