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Il 11 Marzo 2026

MIMOSA CAMPIRONI

SBANDATE

di Laila Ripoll

percussioni e batteria Alessandro Luccioli | traduzione Veronica Orazi
animazioni Giulia Oddi | video e aiuto regia Mattia Ranaldo
elementi di costume Giulio Benvenuti |

regia LOREDANA SCARAMELLA

produzione ALTRA SCENA

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Lo spettacolo ha la forma di un concerto rock dal vivo che mette in scena la storia di Paloma Martinez Cruz, personaggio fittizio e ispirato a fatti realmente accaduti che torna a vivere sul palco.

A parlare è una Paloma adolescente che, scappata di casa per le aggressioni subite dal padre, viene arrestata e portata in riformatorio. Le sue vicende stimolano una riflessione sulla condizione della donna e la sua liberazione, con brani di artisti e gruppi popolari nella Spagna anni 80 della movida (Janis Joplin, Patti Smith, Bob Dylan, ecc.).

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Drammaturgia

Il teatro di Laila Ripoll è un esempio paradigmatico dell’impegno per il recupero della memoria storica nel panorama drammaturgico del XXI secolo.
Nella sua opera, il tema della memoria della Guerra Civile è dominante.
La drammaturga ha affermato: “sono nipote di esiliati e questo ti segna”, dichiarandosi parte della generación de los nietos, depositaria della trasmissione della memoria storica e portatrice di post-memoria. Ripoll contribuisce con i suoi apporti originali al riscatto delle storie delle vittime e allo sviluppo di questo genere teatrale.
Come altre opere dell’autrice, Descarriadas nasce da un’indagine svolta a partire da un approfondito lavoro documentale e da mesi di interviste.
In questo caso, si tratta degli studi e dossier giornalistici disponibili, degli scarsi documenti superstiti relativi all’internamento di un grandissimo numero di giovani donne nei riformatori franchisti e delle interviste condotte con alcune superstiti passate in gioventù attraverso questa esperienza indelebile.
Per due mesi gli incontri con cinque sopravvissute all’orrore della Maternidad de la Almudena de Peña Grande, dove venivano internate ragazze che si trovavano a fare i conti con una gravidanza considerata, una colpa a cui spesso seguiva la sottrazione dei neonati destinati ad adozioni privilegiate, hanno fatto emergere elementi chiave per la stesura dell’opera.
A partire da questa base documentale e testimoniale, Ripoll crea il personaggio di Paloma, una figura fittizia e, tuttavia, riflesso realistico e simbolo delle migliaia di ragazze protagoniste di queste vicende. Un’adolescente come tante, di estrazione sociale modesta, che vive in piena Transizione. Una Transizione ben diversa dall’immagine veicolata dal discorso dominante, che nasconde
inquietanti strascichi del regime, celati dietro a quel Patto dell’oblio le cui conseguenze gravano ancora oggi sul Paese. Perché, come ha affermato Ripoll, “sotto la movida c’era un nido di vermi e sotto la nostra transizione esemplare, un cimitero”.



Note di regia

Sbandate (Descarriadas) di Laila Ripoll è un testo che nasce sul fertile terreno della memoria. È un monologo sulle atroci eredità del franchismo: il ricovero in centri specializzati nella protezione e rieducazione delle ragazze “sbandate”, termine con il quale era facile definire tutte quelle giovanissime donne che, deviando anche sottilmente dalla morale imposta dal regime franchista, dovevano
essere ricondotte alla norma e controllate.
La cosa scioccante è il persistere della pratica e di questi centri fino a metà degli anni Ottanta, circa dieci anni dopo la caduta del regime: uno fra i tanti nodi con cui è intessuto quel periodo definito della Transizione, che presenta sfumature complesse e laceranti, comuni a tutti i paesi che si trovano davanti alla necessità di una riflessione e una ricostruzione dopo un periodo oscuro e
doloroso.
La drammaturgia della memoria in Italia non ha avuto una vita felice. Mi chiedo perché, a parte alcune eccezioni, la maggior parte di quanto viene scritto e messo in scena sia percepito dagli spettatori come pesante, noioso, come un compito assegnato che bisogna assolvere per dovere. In Spagna è diverso.
Sbandate, nonostante la gravità degli eventi narrati, la tragicità dei vissuti raccolti, non è uno spettacolo punitivo, non crea nessuna tentazione di commiserazione né spinge verso toni melodrammatici. E non è un caso isolato.
Molti testi del teatro della memoria spagnolo hanno una vitalità dovuta al filo mai spezzato di un’ ininterrotta riflessione degli intellettuali sulle eredità evidenti o nascoste del passato, ancora presenti nella vita quotidiana, e alla scelta dei drammaturghi di generi e forme che spingono la rappresentazione verso una messa in scena che sorprende il pubblico e lo coinvolge nella riflessione collettiva. Piuttosto che piegati da un senso di colpa rispetto alla storia, si esce con energie rinnovate, col desiderio di onorare la memoria dell’orrore con una vita in cui ci sia spazio per la giustizia, la diversità, il rispetto delle minoranze.