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8 - 11 Gennaio 2026

ELENA BIAGETTI | UGO CAPRARELLA | ALESSIA FERRERO | EMANUELA PANZARINO | LEONARDO ZARRA

SOFT WHITE UNDERBELLY

tratto da “Soft White Underbelly interviews and portraits of the human condition by photographer Mark Laita”

aiuto regia Francesca Gregori

drammaturgia e regia MASSIMILIANO VADO

produzione Educazione Sentimentale | Artemia + Rassegna dedicata alle Minoranze, con il patrocinio del Circolo Culturale Mario Mieli e il Laboratorio di Arti Sceniche diretto da Massimiliano Bruno

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“SOFT WHITE UNDERBELLY nasce prima di tutto come progetto documentaristico, dedicato ad illustrare i disagi estremi in cui versano gli abitanti di Skid Row, il quartiere al centro di Los Angeles popolato dai senzatetto.
A ciascuno di loro sono dedicate tre interviste che scavano nel loro intimo, nelle fragilità e nelle motivazioni profonde che li hanno spinti così in basso.
Un campionario di urli contro il mondo, un catalogo poco ragionato di malattie mentali indotte, di crepe dell’anima, di necessità, di urli interni.
Perché non c’è niente di meglio, a teatro e nell’arte, della comunicazione perfetta di una urgenza.” _ Massimiliano Vado

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Esiste un momento preciso in cui l’arte deve tendere a diventare “politica”.
Per proiezione d’anticipo e senza perdersi in equilibrismi.
Lo sterminio silenzioso e programmatico delle classi sociali più povere, ad opera dell’amministrazione americana guidata da Trump, è stato perfettamente raccontato, con puntuale anticipo, dal progetto fotografico dell’artista americano Mark Laita.
Il nostro dovere comunitario, pur senza scadere nell’abulia del teatro sociale, era di non fermarci a sottolineare i primi squarci di ipocrisia, ma concepirne una edizione teatralmente esportabile.
Arrivare – cioè – a un trattato su: la miseria umana, la mancanza di prospettive, le vittime del Fentanyl e la disoccupazione crescente, passando per il pop contemporaneo delle storie estreme.
Soprattutto perché la stessa identica cosa sta cominciando ad accadere anche qui, in Italia e a Roma.


SOFT WHITE UNDERBELLY nasce prima di tutto come progetto documentaristico, dedicato ad illustrare i disagi estremi in cui versano gli abitanti di Skid Row, il quartiere al centro di Los Angeles, popolato dai
senzatetto.
A ciascuno di loro sono dedicate, ogni volta, tre interviste, distanti nel tempo, che scavano – senza pietà e senza imbarazzi – nel loro intimo, nelle fragilità che li ha portati ad esporsi e probabilmente a cancellarsi, come esseri umani, e nelle motivazioni profonde che li hanno spinti così in basso.
Ogni intervista è una richiesta di aiuto, una pretesa di attenzione, un ribadire violento la propria inutilità.
Ogni storia è un’ombra che rischia di sparire. Per estinzione della specie.
La scelta di metterle in scena e stravolgerle per farle diventare linguaggio meta teatrale è la condivisione necessaria – quanto politica, appunto – di questo patimento estremo, attraverso la proposta di immedesimazione da parte di ogni singolo interprete; si sprofonda insieme e inevitabilmente negli incubi che nessuno vuole vedere: dal disagio esistenziale alla pretesa di distanza con la famiglia, dagli squilibri mentali al desiderio di esibizione ad ogni costo, dall’ambizione al suicidio alla necrofilia conclamata.


La rinascita teatrale, necessaria ed indispensabile dopo la pandemia, aveva bisogno di gesti estremi, di proposte che riflettessero la realtà, anziché farne il verso, di contenuti verificabili, di esperienze, anche distruttive; per questo ho rielaborato, con l’aiuto prezioso degli interpreti, i vari
monologhi tratti da storie realmente accadute, lasciando intravedere, tra le pieghe dell’esibizione, tutta la loro solitudine oltre la disperazione.
Un campionario di urli contro il mondo, un catalogo poco ragionato di malattie mentali indotte, di crepe dell’anima, di necessità, di urli interni.
Perché non c’è niente di meglio, a teatro e nell’arte, della comunicazione perfetta di una urgenza.


Massimiliano Vado