FOCUS_2
AUTOGRILL
con ANIA RIZZI BOGDAN | ELEONORA GUSMANO
Regia Eleonora Gusmano
drammaturgia di Nicolò Sordo
aiuto regia Lorenzo del Buono
musiche Alessandro Romano
produzione FOCUS_2
“La prima regola degli ultras è non parlare mai degli ultras” dice Valeria (nome di fantasia), leader delle Girls del Toro.
Siamo all’interno di un fight club dove vincere o perdere è secondario.
Anche il calcio, anche lo stadio è secondario. È tutto secondario.
L’unica cosa importante è soffrire insieme. E poi, il contatto. Il contatto fisico.
Una donna tifosa del Toro, tornando da una trasferta, subisce un’aggressione brutale in autogrill da parte di un balordo di una squadra avversaria. Dal contatto fisico allo stup*o il passo è breve.
Distrutta nel corpo e nell’anima, con l’aiuto di Valeria, questa donna trova la forza di vendicarsi.
Non ha niente e nessuno a cui tornare se non la sua squadra di calcio.
È il calcio che le ha dato una vita, un credo, un marito, dei figli e degli amici e dei nemici.
Ma i maschi della squadra sono inutili, stupidi e sempre ubriachi.
Come sempre, deve fare tutto da sola.
Ispirato a fatti realmente accaduti, Autogrill dice senza mezzi termini cosa vuol dire appartenere a un gruppo e diventare folla unita da un urlo e da uno striscione. Soprattutto se sei donna.
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L’OSPITE DELLA VI EDIZIONE DEL FESTIVAL INDIVENIRE – MASSIMO POPOLIZIO
L’11 maggio il Festival inDivenire chiuderà con un ospite d’eccezione: Massimo Popolizio.
Attore e regista, oggi tra i più importanti in Italia, si racconterà al nostro pubblico nel corso di una serata moderata da Alessandra Bernocco e Giampiero Cicciò che con lui ripercorreranno i momenti salienti della sua straordinaria carriera.
️11 MAGGIO
ORE 21:00
SALA BLACK
MODERANO: ALESSANDRA BERNOCCO e GIAMPIERO CICCIO’
BIO MASSIMO POPOLIZIO
Attore di teatro, cinema e televisione, dopo una ventennale collaborazione con Luca Ronconi (tra gli spettacoli principali Gli ultimi giorni dell’umanità di Kraus, 1190; Strano interludio, 1990 e Il lutto si addice ad Elettra, 1997, di O’Neill; Misura per misura, 1992 e Re Lear, 1995 di Shakespeare; Verso “Per Gynt” da Ibsen, 1995; Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda, 1996; Ruy Blas di Hugo, 1996; I fratelli Karamazov di Dostoevskij, Questa sera si recita a soggetto di Pirandello, 1998.
Al Piccolo: La vita è sogno di Calderon de la Barca, 2000; Lolita-sceneggiatura di Nabokov; I due gemelli veneziani di Goldoni (Ubu come miglior attore protagonista); Candelaio di Giordano Bruno, tutti e tre allestiti nel 2001; Baccanti di Euripide e Rane di Aristofane, 2002; Professor Bernardi di Schnitzler, 2005 (Ubu miglior attore non protagonista); Inventato di sana pianta ovvero gli affari del Barone Laborde di Broch, 2007; Lehman Trilogy di Massini, 2015 (premio Ubu e premio Hystrio).
Ha al suo attivo molte altre collaborazioni in spettacoli di grande successo con registi italiani e stranieri, tra cui Cesare Lievi, Massimo Castri, Arpard Schilling, Claudio Longhi, Franco Branciaroli, Walter Pagliaro, Mauro Avogadro, Lluis Pasqual, Gianfranco de Bosio, Antonio Calenda, Marco Sciaccaluga, Elio De Capitani, Jean-Pierre Vincent.
Tra gli spettacoli principali, Copenaghen di Frayn, regia Mauro Avogadro, con Umberto Orsini e Giuliana Lojodice (2001, riallestito nel 2017); Riccardo III di Arpard Schilling (2003, produzione Piccolo Teatro); Ritter Dene Voss di Bernhard, regia Piero Maccarinelli (2007, Premio Olimpici del teatro); Cyrano de Bergerac di Rostand regia Daniele Abbado (2009); Il Misantropo di Molière, regia Massimo Castri (2010), Blackbird di Harrower, regia Lluis Pasqual (2011, produzione Piccolo Teatro); Prometeo di Eschilo, regia di Claudio Longhi (2012), Visita al padre di Schimmelpfenning, regia Carmelo Rifici (2014).
Come regista, porta in scena Il prezzo di Miller di cui è anche protagonista (2015), Ragazzi di vita da Pasolini (2016, Premi Ubu e Le Maschere del Teatro italiano, miglior regia e miglior spettacolo), Un nemico del popolo di Ibsen (2018, Premio ANCT), Furore da Steinbeck (2019, Premio Le Maschere del Teatro), M Il figlio del secolo di Antonio Scurati (2022), Uno sguardo dal ponte di Miller (2023), L’albergo dei poveri di Gor’kij (2024).
In tv è tra i protagonisti della serie La stagione dei delitti per RaiDue, Il grande Torino, regia Claudio Bonivento (2004), Il delitto di via Poma (2011) regia di Roberto Faenza, Il clan dei camorristi (2013) regia di Alexis Sweet e Alessandro Angelini, Una grande famiglia (2013) regia di Riccardo Milani, Qualsiasi cosa succeda, regia Alberto Negrin (2013), Il confine, regia Carlo Carlei (2018), Svegliati amore mio regia R. Tognazzi e S. Izzo (2020).
Per il grande schermo ha lavorato sempre con Bonivento (L’attentatuni), i fratelli Taviani (Le affinità elettive), Michele Placido (Romanzo Criminale e Il grande sogno), Daniele Lucchetti (Mio fratello è figlio unico), Paolo Sorrentino (Il Divo e La grande bellezza), Luca Miniero (Sono tornato), Mario Martone (Il giovane favoloso), Carlo Verdone (L’abbiamo fatta grossa), Fiorella Infascelli (Era d’estate), Ficarra e Picone (Il primo Natale), Pietro Castellitto (I predatori), Paolo Virzì (Siccità).
Collabora con RadioTre dove ha portato a termine la lettura integrale di diversi libri tra cui Ragazzi di vita di Pasolini, Il deserto dei tartari di Buzzati, Il Maestro e Margherita di Bulgakov e Le avventure di Tom Sawyer di Twain. Collabora anche con l’Auditorium di Roma dove ha letto integralmente l’Eneide e parte dell’Odissea, con la partecipazione di Uri Caine, e l’Iliade.
Ha inoltre interpretato Lettera al mio giudice di Simenon, con le sonorizzazioni di Paolo Fresu, Le memorie perdute di Chet Baker, con Fabrizio Bosso alla tromba, La vita di Charlie Parker con Enrico Rava, Le città invisibili di Calvino con Javier Girotto, I sonetti di Gioacchino Belli con Ambrogio Sparagna.
Tra i premi ricevuti, oltre ai già citati, nel ’98, il premio Salvo Randone, il Veretium d’Oro e il Nastro d’Argento per il doppiaggio del film Hamlet diretto e interpretato da Kennet Branagh. Ha ricevuto il Nastro d’Argento per l’interpretazione di Giovanni Falcone in Era d’Estate di Fiorella Infascelli e come non protagonista ne I predatori, oltre al premio De Sica-Teatro per l’anno 2016.
Come doppiatore si ricorda che è la voce di Tim Roth per tutte le stagioni di Lie to me e per il film di Giuseppe Tornatore La leggenda del pianista sull’oceano. E’ stato inoltre la voce di Tom Cruise per il film di Stanley Kubrick, Eyes Wide Shut.
Tra le più riconosciute e talentuose attrici italiane, Pia Lanciotti torna al Festival inDivenire dopo aver lasciato un segno indelebile nella scorsa edizione.
Allieva e poi attrice con Giorgio Strehler, è stata diretta anche da altri maestri della scena tra cui Lavia, Ronconi, Stein, Tiezzi, Mauri, Sciaccaluga.
Tra i riconoscimenti ricevuti, Premio migliore attrice al Festival del Cinema Indipendente di Parigi, Premio Nazionale Della Critica Migliore Attrice, Premio Le Maschere Del Teatro Migliore Attrice Non Protagonista, Premio migliore attrice protagonista al Festival del Cinema Maremetraggio, Premio Eleonora Duse Miglior Attrice Emergente.
Eccellente interprete anche in Cinema e TV è attualmente impegnata nella fortunata serie Mare fuori ed è stata diretta anche da Ozpetek, Soavi, Silvestrini, Cotroneo, Elia, Sironi.
Introversa
di e con Paola Michelini
produzione Altra Scena
Questo mondo fatto a misura di uomo, ha lasciato alle donne il Gender Data Gap,
che sembra il nome di una band K-Pop super cool, e invece no, è una cosa brutta: è la
mancata misurazione di tutto ciò che riguarda il femminile, l’assenza di dati per tutto
ciò che riguarda i corpi, i bisogni, le abitudini delle donne.
Introversa è uno spettacolo che parla di donne ma è diretto agli uomini, perché
abbiamo molto bisogno del loro aiuto- non solo perché ci insegnino a parcheggiarema soprattutto perché ci aiutino a sconfiggere questo brutto mostro a due teste che si
fa ancora fatica a nominare e che farebbe più comodo pensare già eradicato, ma che
purtroppo sta ancora là: il Patriarcato! (Nitrito di cavalli in lontananza).
Parleremo di schwa, di orgasmi, di piccioni e di Mickey Rourke.
Con sarcasmo e una buona dose di autoironia, proviamo insieme a scardinare
pregiudizi e luoghi comuni.
Ridiamo per non piangere, perché comunque la strada da fare è ancora lunga
E’ possibile acquistare i biglietti
ONLINE SU TICKETONE
PRESSO IL BOTTEGHINO DI SPAZIO DIAMANTE (apertura un’ora prima dello spettacolo)
La VI Edizione del Festival inDivenire prenderà il via il 28 aprile alle ore 19:00, con la presentazione ufficiale delle sedici compagnie selezionate per l’edizione di quest’anno.
A seguire, andrà in scena il debutto del progetto vincitore della scorsa edizione, Costellazione Vicinelli, a cura del gruppo RMN. Un appuntamento imperdibile per inaugurare il festival giusto alla sua VI edizione.
LA TENDA ROSSA
IL CONFINE PER XELINDOR
con FEDERICO BIZZARRI | MARTINA VENTURI | UGO CAPRARELLA | NICOLò FELICI
Regia Niccolò Felici
produzione La tenda rossa
Terre dell’ ovest, regno di Masetto Malaspina, vicino Orvietoz. Urge fare una premessa nelle terre dell’ovest vive una medievale e l’ eterosessualità è vista come una deviazione demoniaca dal sentiero naturale, questo è quello che dice lo papa almeno. Che sta sotto il culto santo della dea. Passiamo ai fatti.
L’intero regno è messo in ginocchio da peste, carestie, streghe, demoni! dal male.
ILARI – PETUSHI
C’è NEL CAMPO UN UOMO VIVO?
con ARIANNA ILARI | GIULIO PETUSHI
Regia Arianna Ilari e Giulio Petushi
produzione Ilari-Petushi
Un uomo è accanto alla moglie, che si è suicidata alcune ore prima, gettandosi dalla finestra. Cerca di concentrare i pensieri ed ecco che parla con sé stesso, ora sembra rivolgersi ad un ascoltatore invisibile, ora ad un giudice. Si contraddice, si discolpa e accusa. In lui c’è rozzezza di pensiero e di cuore, ma anche un profondo sentimento. Cerca di ricostruire mentalmente il rapporto con la moglie, donna mite, ma solo all’apparenza. Remissiva? Rassegnata?
“Beati i miti ed i mansueti perché erediteranno la terra” (Matteo, 5,5).
Nella breve durata del loro matrimonio lei lo aiuta nel lavoro. Lui è enigmatico e di poche parole, lei si lega a lui per affrancarsi da una situazione di grave indigenza. Si mettono continuamente alla prova combattendo una specie di silenziosa guerra che, a volte, esplode in picchi di isteria.
Costringendosi a risparmiare giorno per giorno lui vuole realizzare il sogno di vivere lontano dalla città, nella natura, magari con dei figli, ma tiene questo desiderio soltanto per sé, senza condividerlo con la moglie che subisce con sgomento le ristrettezze imposte dall’uomo.
Nell’isolamento, nella reclusione volontaria in cui si rifugiano i due, nascono e si dilatano fino a
dimensioni mostruose, mortifere, i “sistemi”, i “piani”, le “idee” che cadono all’improvviso,
schiacciandoli come un masso che cade loro addosso.
Perché si è uccisa?
Il marito non riesce a rispondere a questa domanda e noi non siamo interessati a trovare una risposta, piuttosto vogliamo stimolare altre domande che attraverso il racconto di un rapporto mettano in luce una condizione che riguarda tutti. Tutti siamo autoindulgenti, tutti ci giustifichiamo, tutti siamo persuasi di fare il bene, di essere nel giusto e finiamo per fare del male.
“Sono il più nobile degli uomini, ma sono il primo a non crederci”.
Stiamo costruendo una drammaturgia originale a due voci liberamente ispirata a “La Mite” di F.
Dostoevskij e con uno sguardo su: “Faust” di Goethe, “L’ultimo giorno di un condannato a morte” di V. Hugo, “La camera azzurra” di G. Simenon, “Une femme douce” di R. Bresson.
POVERI COMUNI MORTALI
Delizia
con CARLOTTA SOLIDEA ARONICA | MICHELE BREDA Regia Gemma Costa
di Carlotta Solidea Aronica e Michele Breda
movimento scenico Alberto Bellandi
Tecnico Samuele Sabbatini
produzione POVERI COMUNI MORTALI
Un uomo vive in un quartiere dove tutto si ferma due volte al giorno; è in questi momenti di sospensione
che gli piace passeggiare. Un giorno, camminando, alza lo sguardo e si accorge che in tutte le finestre di
tutti i palazzi c’è gente che fa l’amore.
Forse è per questo che tutto si ferma, perché la gente deve fare l’amore. Perché lui non se n’è mai
accorto? Ma soprattutto, perché ha sempre fatto solo passeggiate?
Decide di volersi ammazzare, ma una lettera imprevista lo distoglie dal proposito. Cercano dei volontari
disposti a farsi ibernare ed essere spediti su Delizia: un pianeta piccolo, lontanissimo e abitato da un solo
albero.
A partire saranno in due: lui e una donna con cui condivide un passato lontano. Entrambi si
interrogheranno su cosa li abbia spinti davvero a partire e su quanto si stiano lasciando alle spalle.
Ma arrivati su Delizia quell’albero darà il suo frutto, inaspettato, bello e spaventoso, e starà a loro capire
se valga la pena coglierlo oppure no
REMUDA TEATRO
In fondo a un milione di stelle
con GIULIA CHIARAMONTE, DANIELE PAOLONI, VERONICA RIVOLTA
Regia e drammaturgia Federico Malvaldi
aiuto regia Alice Casagrande
suono Leonardo Raspolli
costumi Marta Montanelli
produzione Remuda Teatro
Lutto. s. m. [lat. lūctus -us, der. del tema di lugere «piangere, essere in lutto»]. – 1. a. Sentimento di
profondo dolore che si prova per la morte di persona cara, soprattutto di un parente, o in genere di persone la cui perdita è vivamente rimpianta. […] b. Complesso di usanze che, in base a tradizioni diverse a
seconda dei luoghi, vengono osservate dai congiunti di un morto, per un periodo più o meno definito dopo il decesso, e in genere ogni segno esterno con cui il dolore è manifestato. […] 2. Dolore, condizione
dolorosa. […] 3. Con sign. particolare, in psicanalisi, elaborazione del l., processo messo in moto dalla
perdita di un oggetto amato e che conduce, attraverso l’accettazione e la rassegnazione, all’abbandono
dell’oggetto stesso.
Dolore e ancora dolore.
E tutto intorno, la vita: quella di Anna e Marco e poi a quella di Marco ed Emma.
Una rinascita dopo la perdita, attraverso il senso di colpa, la paura e la vivida sensazione di paralisi dovuta
all’assenza di qualcuno con cui si è condiviso gran parte della propria esistenza. L’immobilità: è difficile
attraversarla quando questa entra nelle nostre giornate. La somma delle forze che agiscono sul nostro
corpo si fa nulla e noi restiamo cristallizzati nell’inerzia o in un continuo movimento, costante e sempre
uguale, che ci rende fantasmi reclusi nei nostri leitmotiv emotivi e psicologici, mentre là fuori la vita
accade, in un continuo movimento disorganizzato – e mai identico a se stesso – di caos, imprevisti e
scoperte. Poi una crepa di luce. Improvvisa e inaspettata, quasi irreale. Il mondo riacquista i suoi colori, i sapori, i profumi. A tratti il dolore è ancora più tangibile, potente e schiacciante, ma sotto a quel dolore la vita riprende a scorrere imprevedibile e inafferrabile. L’immobilità si disgrega, un frammento alla volta: sopra le macerie di una felicità perduta si creano lo spazio e il tempo per riscrivere le leggi della propria quotidianità. I muri della sofferenza iniziano a cadere, ma non possono essere abbattuti senza un’azione attiva: non basta intravedere il mondo che sta oltre quelle crepe che silenziosamente si sono fatte strada nella nostra immobilità. Sta a noi muoverci, cambiare ritmo e respiro, anche se questo, spesso, significa affrontare un ultimo e lancinante frammento di disperazione e la paura di smarrire se stessi con tutto ciò che siamo stati fino a quel momento.
In fondo a un milione di stelle attraversa la perdita e la rinascita; la difficoltà di ricostruirsi dopo la fine di
una parte imprescindibile della propria vita. Marco ha perso Anna dopo quasi vent’anni insieme e, in
mezzo a quel lutto claustrofobico e paralizzante, incontra Emma. Per superare l’immobilità è necessario
rinascere, ma è impossibile perdere la memoria del nostro passato che permane e sopravvive sopra ogni
nostra nuova esperienza. I ricordi si trasformano in rimorsi, senso di colpa e paura di lasciar andare
proprio quel passato per tornare a vivere nel presente. Fino a quando una verità non diventa evidente: è
più facile vivere nel dolore che cercare di superarlo e tornare a esistere, e quel dolore rischia di
disintegrare tutto quanto: noi stessi e coloro che ci stanno vicino.
Come si fa a ricominciare? Come si fa a lasciare andare senza dimenticare e tradire una parte imprescindibile della propria storia personale.
SWITCHLAB
OLTRE LE NUVOLE IL CIELO
con ALICE GENERALI | LIA GRIECO | VALENTINA LAMORGESE | ELEONORA CERRONI | VITTORIO MAGAZZU’ | ANTONIO MURO
Regia Gabriele Cicirello
di Gabriele Cicirello
costumi GIULIA SANTORO
produzione Beat Community
Aeroporto, zona d’imbarco.
Sei viaggiatori, sconosciuti tra loro, sono in attesa di partire verso una destinazione comune, imprecisata.
L’annuncio della sospensione del volo, getta tra i passeggeri una rabbia che diventa presto sgomento, quando tutti si accorgono che le porte del gate sono bloccate.
Nessuno può lasciare quel non luogo, posto privo di natura e di identità.
Costretti a condividere uno spazio-tempo indefinito, i sei passeggeri entrano in relazione, scoprendo la vita l’uno dell’altro, soprattutto quando dalle valigie – come fossero incantate – iniziano ad emergere oggetti, ricordi, segreti e mondi che svelano la storia di ogni viaggiatore e la intrecciano con le storie degli altri.
Insieme, i protagonisti condividono un viaggio surreale, ma pieno di verità, in scenari diversi storia dopo storia, dove ogni anima affronta i nodi irrisolti del proprio passato, presente e futuro.
In un mondo frenetico che ci pretende veloci, e dove guardarsi negli occhi è sempre più raro, cosa succede se la vita ci obbliga a fermarci?