Spazio Diamante

KAMALEONTE- DIANA

KAMALEONTE

DIANA

con LUANA MITA| GIULIO BRUNOTTI  |   NICOLAS BRIGANTE
Regia Mattia Guerra
drammaturgia Mattia Guerra
dramaturg Francesca Salmeri
produzione Kamaleonte

Lo spettacolo indaga il tema dell’educazione dei figli, con la libertà di scelta, da un lato, e il dovere genitoriale di prendere delle decisioni sul loro futuro, dall’altro.
La drammaturgia è originale e la ricerca orientata al tema della perdita.
La cornice è quella del viaggio dell’eroe perchè crediamo sia necessario mettersi in viaggio, prendere l’iniziativa, agire; per colmare quel vuoto che tutti, in modi diversi, sentiamo. Il viaggio come scoperta e ricerca della “consocenza autentica”, quella che Democrito definisce “dianoia”
Da Dianoia viene il nome Diana

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SORELLE DI ANTIGONE-CASA LELLA

SORELLE DI ANTIGONE

CASA LELLA

con CLAUDIA LIGORIO | ALICE TEMPESTA |  VALERIO CASTRIZIANI
Regia e drammaturgia GIOVANNA MALAPONTI
tecnico Tommaso Lo Cascio
produzione SORELLE DI ANTIGONE                                                                                            

Roma, fine anni ‘40: siamo in una casa di piacere in via del Pellegrino, nel centro della città. La
tenutrice del bordello è la signora Lella, una donna cinica e materiale, disposta a tutto pur di
guadagnare. Le prostitute che lavorano per lei sono tra le migliori della capitale: giovani, belle,
eleganti. I servizi a disposizione dei clienti sono dei più svariati e la sala di accoglienza brulica
sempre di gente, in attesa di passare un qualche quarto d’ora di gioia.
Vita “L’amorevole” lavora qui da tre anni. Ha vent’anni e ha lasciato la sua terra natìa, la Puglia,
per sfuggire alla povertà. Ama l’amore e la vita, è gioiosa e tenera, ingenua e bisognosa come
una bambina. Un anno fa ha conosciuto Penelope che ha voltato le spalle a famiglia ed amici;
dopo aver rifiutato di sottomettersi ad un matrimonio combinato. Penelope “La Gatta” ha diciassette anni, è romana e si difende dietro ad una corazza molto spessa. Non si lascia mai andare, mastica chicchi di caffè e si calma con i sigarelli e gli stornelli romani.
Le due si completano, sono agli antipodi eppure legate da un profondo affetto. Hanno stretto
una salda amicizia fin da subito, si divertono a fare esibizioni insieme per i clienti e si danno
manforte in un mondo che vuole lasciarle sole e fra gli ultimi. Sono donne che lottano per la loro
indipendenza e che non si sono piegate al loro destino.
Tra i tanti uomini che frequentano il bordello, c’è Giorgio, un militare figlio del ventennio fascista
e del patriarcato. Sarà lui a conquistare il cuore di Vita, nonostante oscilli fra dimostrazioni di
affetto e violenza crudele. Pur di rimanere fedele alla sua idea di amore, pur di non perdere
qualcuno che dica di amarla, Vita accetterà di lasciare tutto e di ricominciare una vita con lui.
Penelope, in questo anno, ha maturato; poco per volta; un sentimento sincero e vero per Vita.
Per lei è la prima volta: per la prima volta sente il cuore battere forte nel petto.
La violenza di genere, lo sfruttamento e l’oggettificazione del corpo femminile, l’impossibilità di
vivere un amore omosessuale, la forza intrinseca dell’essere donna e la lotta per la propria
indipendenza sono alcuni dei temi trattati in questo testo, ancora molto attuali.
Ed ogni azione o parola, sono sostenuti dalle sfumature che appartengono all’animo umano:
fragilità, paura, passione, contraddizione e molto altro.

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INCASTRO-BLUE MORPHO

INCASTRO

BLUE MORPHO

con ALICE SILVESTRINI  |  MATTEO BERARDINELLI
Regia Francesca Florio e Domenico De Meo
drammaturgia Alice Silvestrini
Aiuto regia Virginia Campolucci
consulente alla drammaturgia Eleonora Bracci
tecnico Matteo Esposito
produzione Nutrimenti Terrestri S.R.L.S

Un appartamento. Il telefono squilla incalzante. Martina dipinge immersa nei suoi rituali, Andrea cerca di completare un circuito elettronico. Lei crede nelle energie e nella manifestazione, lui nella logica e nella scienza. Le loro divergenze caricano il rapporto di una tensione che si fa sempre più crescente, dal
momento che un’ombra incombe su di loro: la morte dell’amico Michi, a cui Martina, la sera precedente, aveva somministrato l’ayahuasca nel tentativo di aiutarlo a guarire. I due stanno cercando disperatamente di completare il circuito che potrebbe riportarlo in vita ma il tempo stringe e la verità si dipana tra accuse, segreti e sensi di colpa. Lo scontro tra fede e razionalità diventa sempre più forte e, quando il confine tra vita e morte si assottiglia, il vero interrogativo non è più cosa sia giusto, ma chi siamo disposti a diventare per rimediare ai nostri errori.

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LIMINA- IL TEMPO DI UNA SIGARETTA

LIMINA

Il tempo di una sigaretta

con ALESSANDRO BURZOTTA | MARCELLO GRAVINA | NOEMI APUZZO | FRANCESCA PICCOLO | FRANCESCO CASSANDRA | VINCENZO BILOTTI
Regia e drammaturgia Giacomo Buonafede
Scenografia e costumi Martina Catelli
Musiche Alberto Brega
produzione LIMINA

“In questi tempi in cui la speranza di pace si accende e si spegne nel tempo di una
sigaretta” diventa l’evocazione poetica della transitorietà dei nostri ideali.
Il Teatro dell’Assurdo è un movimento teatrale nato nel secondo dopoguerra, tra gli anni
‘40 e ‘60, come risposta alle devastazioni e ai traumi collettivi causati dalle due guerre
mondiali. Questo movimento si caratterizza per la rappresentazione dell’alienazione,
dell’angoscia e della solitudine dell’uomo contemporaneo, spesso attraverso situazioni
surreali, dialoghi frammentati e personaggi che affrontano l’incomunicabilità e l’assenza di
significato dell’esistenza.
Oggi, a distanza di decenni, il senso di spaesamento e disorientamento tipico del Teatro
dell’Assurdo risuona ancora profondamente. Le attuali tensioni geopolitiche, le guerre e
l’instabilità globale evocano sentimenti simili di incertezza e alienazione.
Se il mondo smette di avere senso, dobbiamo ancora cercarne uno o imparare a navigare
nel caos?
Questa è la domanda che perseguita un contabile dell’esercito, l’ultima persona che avrebbe mai immaginato di trovarsi al centro di una missione nel cuore di un conflitto.
Abituato a occuparsi di asettiche scartoffie e razionali conteggi, si ritrova all’improvviso investito del compito di consegnare un messaggio, una questione di vita o di morte, che lo trascina in un viaggio surreale in cui regole illogiche e situazioni imprevedibili dissolvono ogni certezza, trasformando l’ordinario in straordinario.
La vicenda si svolge in un territorio indefinito, dove il confine tra logico e illogico diventasempre più labile. L’assurdo emerge nell’apparente normalità della guerra e nella fragilità delle certezze individuali, lasciando il protagonista sospeso tra l’obbedienza e il dubbio, tra il dovere e l’assenza totale di senso.
La narrazione si dipana in scenari che si susseguono come murales di protesta, trasformando il dissenso in un manifesto d’arte. L’allestimento e i costumi non sono semplici elementi decorativi, ma autentici interpreti di una tensione palpabile, capaci di evocare lo straniante fascino della street art.
L’intera opera si fonda su costanti contrasti, anche musicali, grazie a alternanze inaspettate che esaltano l’ironia e il grottesco intrinseco alla narrazione. In un contesto in cui ciò che dovrebbe emergere come straordinario si banalizza e ciò che sembrava solido si sgretola.
Alla fine, non resta che domandarsi: come si reagisce quando la realtà supera perfino l’assurdo?

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MARGOT THEATRE-AUT AUT

MARGOT THEATRE

AUT AUT

con MARTINA GRANDIN | ALICE STACCIOLI  | MICHELANGELO RAPONI
Regia Valentina Cognatti
produzione MARGOT THEATRE

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Aut-Aut è un progetto di teatro fisico-poetico, creato a partire da re all’interlocutore un dilemma a cui non è possibile sfuggire: bisogna scegliere.
Tre ragazzi, un uomo e due donne, tre valigie, che prendono, lasciano, usano, pretendono e scacciano, alla ricerca di un contorno che dia senso al loro mondo interiore. Dalle valigie escono immagini che generano ricordi, che raccontano una generazione, che si creano e si disfano continuamente. Tre ragazzi e il loro viaggio verso la vita, dove cercano di essere loro stessi, ma nei panni degli altri, vivono in un mondo che offre tutto, ma sembrano non fare mai niente, camminano in sentieri già battuti, cercando una strada nuova.
Lo spazio della scena è propagazione del sé dei personaggi ed essi lo manipolano, lo trasformano e lo riducono secondo le loro logiche e i loro bisogni; è spazio psichico, che si muove in modo imprevedibile, schizofrenico. Lo spazio è il non-luogo dove avviene l’incontro con Altri e con sé stessi, viene usata dai tre ragazzi come palcoscenico della loro identità
Dove potranno trovare la luce nella nostra epoca moderna? I temi trattati dallo spettacolo sono attuali, necessari e urgenti. La paura di essere sé stessi, la paura di non farcela. Il sostegno, l’ansia, il dubbio, l’oppressione, il senso di sconfitta. Il senso di vittoria. Il buio, la luce. La critica degli altri. Senso di inadeguatezza. La scelta definitiva. Aut-Aut.
Il progetto nasce dalla lettura del testo “Aut-Aut” del filosofo danese Søren Kierkegaard alla luce delle urgenze dell’attualità.
L’espressione Aut-Aut, infatti, implica che ogni decisione sia una separazione: quando scegliamo una strada, rinunciamo all’altra. Ogni opzione in una scelta di tipo “o-o” rappresenta un mondo diverso, un destino alternativo. Durante il suo percorso, lo spettacolo intende affrontare sia la solitudine della scelta, sia il rapporto con altri, alla luce di alcune tematiche attuali, come il confronto continuo con gli altri, l’ansia sociale e la ricerca di identità personale

ESTELLA- RIVOLUZIONARIE PROFESSIONALI

ESTELLA

Rivoluzionarie professionali

con VALERIA ALMERIGHI | CAROLINA LEPORATTI
un progetto di Estella
produzione ESTELLA

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Rivoluzionarie professionali ci riporta alle origini della nostra Italia. Abbiamo preso in esame le vite incredibili delle 21 donne che hanno fatto parte della assemblea Costituente del ‘46 e le abbiamo catapultate nella nostra visione di oggi, chiedendoci come fare a estrapolare da queste esistenze strabilianti il senso più profondo di ciò che ci ha affascinati: la capacità di stare nel presente per costruire un futuro.
Le nostre protagoniste sono Teresa Mattei (la più giovane, una “maledetta anarchica”), Teresa Noce (povera, brutta e comunista, “madama tempesta”), Lina Merlin (socialista dallo spirito guerriero, “Signora Polesine”), ma anche (“la bella e biondissima”) Bianca Bianchi, l’insegnante (“troppo indipendente”) Laura Bianchini; un gruppo di donne rivoluzionarie e combattenti, 21 donne su 535 uomini… non poterono non farsi notare! Dalla Resistenza e la lotta armata partigiana ai banchi della Costituente :
rivoluzionarie professionali, appunto.
Lo spettacolo che immaginiamo vuole non solo raccontare la storia di queste donne, figure importantissime e sconosciute della nascita della Repubblica Italiana, ma anche farne affiorare le contraddizioni, le sfide morali affrontate e indagare che cosa significhi oggi la loro storia per noi.
Rivoluzionarie professionali è uno stand up comedy, un dramma grottesco, un musical senza parole; non sappiamo ancora cosa diverrà. Dal punto di vista stilistico è uno spettacolo che stiamo costruendo con grande curiosità, cura ed entusiasmo, esplorando le varie forme del linguaggio teatrale e del video, alla ricerca di un modo vivo ed efficace di esplorare la molteplicità dei linguaggi: la testimonianza diretta di interviste e biografie, il teatro documentario, l’analisi storiografica, possono portarci in un attimo alla satira. C’è spesso voglia di piangere ma anche di ridere mentre lavoriamo. Il progetto è in continua evoluzione. Il materiale storico che incontriamo si rivela ancora vivo e attuale, ci sorprende.
Questa pluralità di voci e registri rispecchia la complessità delle donne che raccontiamo, la loro vitalità, le loro contraddizioni e le loro battaglie, tutt’oggi ancora aperte. In un tempo in cui ci sentiamo sradicati, privi di riferimenti etici e politici, senza un orizzonte a cui tendere, lo spettacolo vuole essere un’opportunità per riflettere su dove si possa trovare nuova forza per una rinnovata coscienza civile e politica.
Siamo affascinati e stimolati dalle loro vite esemplari. Queste donne sono per noi dei fari nella nebbia; il nostro obiettivo è di trasmettere questa materia sulla scena, senza retoriche e moralismi. La loro capacità di dire No e di battersi senza stanchezza per costruire un futuro migliore ci ha emozionati, vorremmo essere in grado di trasmettere questa emozione con vitalità e restituire un po’ dell’energia che hanno irradiato, qualche decennio fa, per questo nostro Paese.

COMPAGNIA BRICIOLE- SCINTILLE

COMPAGNIA BRICIOLE

SCINTILLE

con DONATO PICARIELLO  | VINCENZO GARGANO | TANIA ANDREA FELICI |  VERONICA BRESCIANI | VINCENZO CIOLINO | GIULIANA SIMEONI | ANDREA TOSELLI | ALESSIO GRIPPO | VERONICA BUCCOLIERI
Regia Paolo Civati
produzione Compagnia Briciole                  

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SCINTILLE è una mappa sconnessa, conflittuale e contraddittoria come la giovinezza. E’ un affresco sudei ragazzi nel bel mezzo di una festa, in cui viviamo le loro piccole storie, le paure e le lapidarie
affermazioni che nascono nelle situazioni di ormai rara aggregazione. SCINTILLE è un viaggio in quel modo potente di vivere (e di pensare) che abbiamo solo a vent’anni.

CHIERICI-CICOLELLA- IL PEDAGOGO DELL’INFAME

CHIERICI/CICOLELLA

Il pedagogo dell’infame

con Marco Gualco e Riccardo Cacace
drammaturgia e regia Riccardo Cacace                                                                                       
produzione Chierici-Cicolella

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Costo carnet: 10 euro

Lo spettacolo è un dialogo a due tra il figlio di un influente politico, anche detto l’infame, e il suo
pedagogo. L’infame si è recentemente macchiato di alcuni crimini che mettono a repentaglio non solo
l’immagine e la reputazione politica del padre, ma anche il pedagogo stesso scoprirà presto di perdere il
lavoro e di rischiare ripercussioni legali in seguito ad alcune controversie circa i suoi insegnamenti e di
come l’infame potesse essere stato plagiato o aver mal interpretato le nozioni filosofiche e soprattutto
ideologico-politiche da lui professate. L’intervista sfocerà presto in un exploit di violenza psicologica e
minacce fisiche da parte del pedagogo che lo vedrà cadere dalla parte del torto.

COMPAGNIA MERAKI-FIGLI DELLE STELLE

COMPAGNIA MERAKI

FIGLI DELLE STELLE

con IVANO CONTE  | SILVIA PARASILITI COLLAZZO | CRISTIANO ARSI’ | STEFANO ANNUNZIATO
drammaturgia di Giacomo Sette
aiuto regia Ivano Conte | tecnico audio e luci Ruben Greco
regia Ilario Crudetti
produzione Compagnia Meraki                                                                                        

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Figli delle stelle è un dramma in tre atti che esplora la disillusione politica, l’amicizia e il destino di un gruppo di giovani militanti neofascisti nella provincia di Roma tra il 1981 e il 1985. Sullo sfondo degli anni di piombo e delle connessioni oscure tra criminalità, servizi segreti deviati e logge massoniche, la storia si muove tra il passato e il presente dei protagonisti, svelando gradualmente il loro inesorabile declino.

PIRACANTA TEATRO- MI FAI SENTIRE MENO FREDDO

PIRACANTA TEATRO

Mi fai sentire meno freddo

con Ilaria Ballantini, Giovanna Giardina, Giulia Massimini
musiche di Maria Chiara Massimini | voce registrazione Nicolò Barba
tecnico audio Sebastiano Spinella
drammaturgia e regia Giulia Massimini
con il sostegno di “Spin Time Labs” (Roma) e “Cascina Autogestita Torchiera senzacqua” (Milano)

“Secondo lo studio condotto da Erica Chenoweth politologa dell’Università di Harvard, quando il 3,5%
delle persone si mobilita con intenzioni serie e metodi non violenti, le società vanno incontro a grandi
cambiamenti ” – Il Capitale nell’Antropocene, Saito Kohei
I rapporti economici governano la nostra esistenza nel silenzio. Nel sistema capitalistico barattiamo la nostra libertà e autodeterminazione per delle condizioni di benessere apparente. Conduciamo una vita che non ci soddisfa, che ci fa ammalare, che ci costringe ad accettare continue manipolazioni. Viviamo
alienati dalla povertà, dalle guerre, dal degrado che ci circonda e da ciò traiamo, attraverso un cordone
ombelicale diretto, il nostro privilegio.
9 personaggi interpretati da 3 performers si alternano nello spazio scenico, tracciando traiettorie obbligate
in un circuito chiuso. Ognuno di essi ci trasporta in un contesto lavorativo diverso. Gradualmente si
rivelano tutti interdipendenti: insieme concorrono a tenere in piedi un meccanismo di produzione insostenibile, di cui sono agenti e succubi al tempo stesso. Il Potere in scena non è rappresentato da un
personaggio, ma da altri segni o anche da tutti i personaggi che lo interpretano insieme.
Con l’avanzare della storia le traiettorie che i 9 personaggi percorrono tendono a incepparsi, ad aprirsi.
Un mondo Surreale irrompe in scena liberando gli inconsci e i desideri repressi degli individui in quanto
esseri umani. Con la sua portata rivoluzionaria sovvertirà gli accordi e le gerarchie, scompaginando le
relazioni e ridisegnando lo spazio.
Il Capitalismo è un dogma inamovibile.
Oppure no?