drammaturgia e regia Joele Anastasi
con Joele Anastasi Federica Carruba Toscano Ivan Castiglione Enrico Sortino
scene e costumi Giulio Villaggio
light designer Davide Manca
musica originale BATTUAGE Alberto Guarrasi
aiuto regia Nicole Calligaris Enrico Sortino
foto Dalila Romeo
make-up Stefania D’Alessandro
responsabile tecnico Martin Emanuel Palma
video & graphic designer Giuseppe Cardaci uno spettacolo di Vuccirìa Teatro produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
“Oggi faccio il compleanno fatemi gli auguri e quattro anni che sono qua. Sto aspettando il momento giusto, il provino giusto e me ne vado da questo posto di merda.
Il treno giusto prima o poi deve passare. Che poi se sapevo che mi finiva a fare la puttana tanto vale che me ne stavo in Sicilia.” BATTUAGE, termine coniato per definire i luoghi battuti da persone in cerca di rapporti occasionali. Generalmente, si tratta di luoghi all’aperto o facilmente accessibili da un vasto pubblico, frequentati da singoli o coppie dedite allo scambismo. L’attività del “battere” si differenzia dalla prostituzione in quanto non presume un rapporto sessuale a pagamento. Vespasiani, parchi cittadini, spiagge, cimiteri, cinematografi, parcheggi, aree di servizio. Non di rado però questi luoghi sono gli stessi frequentati da marchette, prostitute, transessuali
che offrono sesso in cambio di denaro.
BATTUAGE racconta il luogo in cui è morto anche il desiderio del desiderio. E’ un viaggio aperto all’interno dell’animo umano, declinato nella sua più estrema e profonda oscurità. Brutalità e bestialità si riversano in ogni angolo, scardinando l’ordine morale delle cose. Il popolo di questo luogo-non luogo ci viene raccontato attraverso gli occhi – deformanti – di Salvatore, un giovane lavoratore del sesso. Ma Salvatore, non è una vittima, non è costretto da nessuno. E’ l’esempio di un uomo disposto a tutto: a dissacrare quello che egli stesso ha elevato a sacro; a smantellare a piacimento i suoi valori, le sue idee, i suoi ideali. Il sesso così diviene l’unico strumento di mediazione tra gli uomini, l’ultimo punto di contatto attraverso il quale fondare delle relazioni. L’universo che ne viene fuori è però uno spazio in cui si riversano mastodontiche solitudini che non vogliono altro che rimanere tali, il cui il desiderio è ormai evidentemente appiattito nello spasmodico sprofondare delle anime dentro se stesse. Il desiderio si tramuta quindi in un affanno distruttivo di quelle relazioni, conferendogli un significato assolutamente anti-sessuale: Il suicidio dell’eros. Nell’indagine di questa viscerale contraddizione a cui è giunto l’uomo, si colloca quindi la ricerca drammaturgica di Battuage.
Lo spazio scenico diventa metafora del mondo che ospita piccole abitazioniorinatoio degradate: anonimi punti di ritrovo per anonimi esseri umani che abitano dei corpi che sono involucri di una decadenza comune. Un obitorio per vivi (?) occupato da 4 corpi, quelli degli attori che interpretano 8 personaggi, e che potrebbero bastare per raccontare l’umanità intera, incastrata dagli stessi depersonalizzanti meccanismi.
BATTUAGE prova a raccontare lo sforzo, la deformità e la necessità di queste anime di rimanere ognuna saldamente attaccata a questa propria personale deformità
per non auto-definirsi del tutto morte.
ESTRATTI RASSEGNA STAMPA
Nel Battuage del desiderio, Gabriele Rizza – Il Manifesto
C’è un assordante profumo di morte, di disfacimento fisico o comunque di abisso dal quale venire inesorabilmente inghiottiti, come un senso infantile di autodistruzione,
in questo Battuage. Il lavoro rivela una non comune urgenza espressiva non disgiunte da un desiderio, crediamo sincere, di colpire comunque lo spettatore. E che quando si immerge nel delirio della quotidianità, eliminando sentimentalismi e attenuando isterismi familiari, ne esce come purificato, fino a toccare le corde di un contemporaneo oratorio metropolitano, un rap, una preghiera. Smontati dal desiderio, il paradiso può attendere.
Anime solitarie in cerca di sesso, Francesca de Sanctis – L’Unità
Non si può certo dire che non siano riusciti a farsi notare. Sono al loro secondo spettacolo, ma basta poco per capire che sul pubblico hanno un certo appeal.
E non solo perché la sala che li ha ospitati pochi giorni fa è bella piena, ma anche perché una compagnia così giovane che riesce a raccontare in modo schietto e naturale certi temi legati al sesso e alla confusione di genere, attraverso una scrittura cruda e spregiudicata, non capita di vederla spesso.
Stanno cercando la loro strada, (…) quel che conta è aver imboccato la strada giusta, avendo con sé due punti di forza: una buona capacità attoriale e una scrittura incisiva. Che non è poco.
Sesso in vendita per fare show, Rodolfo di Giammarco – La Repubblica
Vuccirìa Teatro, una compagnia quasi tutta siciliana, con testi e regia (e presenza famelica) del 25enne Joele Anastasi, entra a gamba tesa nei nuovi scenari. In un luogo che è cimitero pulp, cesso pubblico e posto per incontri occasionali di sesso. Il secondo lavoro, Battuage, concentra l’irruenza d’un aspirante showman del sud (lo stesso Anastasi) disposto a cedere il corpo pur di affermarsi, con rabbia che è dolore ignorante. In derive sguaiate, trasformistiche e introspettive, ci sono un verginello, una prostituta, due travestiti e una coppia da
melodramma osceno che pone domande spietate.
Quel groviglio di identità irrisolte, Anna Pozzali, PAC – Paneacquaculture.net
Questo viaggio oltre la moralità così sfacciato è più sincero di noi.
Vuccirìa Teatro con Battuage: una compagnia da seguire, Andrea Pogosnich – Teatro e Critica
Vuccirìa Teatro appartiene a quella generazione di nuovissime compagnie che, nonostante l’assenza di una politica culturale e la chiusura degli spazi, è riuscita
a mettersi in mostra a Roma negli ultimi due anni. Una generazione caratterizzata anche dal ritorno della tecnica attoriale come elemento imprescindibile del pensare e del fare teatro. (…) in Battuage, la tematica sessuale e di genere (al centro anche del lavoro di esordio), passando attraverso un prisma di personaggi e situazioni, si esprime in modalità più mature e profonde e soprattutto arriva al pubblico come un discorso aperto e non interamente codificato.(…) la strada è pronta e Vuccirìa Teatro si dimostra un ensemble talentuoso e vitale.
BATTUAGE: ovvero fatti di gente per male, Carmelita Celi – La Sicilia
Le storie teatrali non sono fatti di gente perbene. Il teatro è, per natura, estremo, urgente, senza appelli. E benchè le convenzioni teatrali esistano, il teatro non
può essere il luogo della convenzione, al contrario, è il posto in cui ciò che succede è detto con simboli debordanti, metafore urticanti. Il teatro dà luce e corpo ai fantasmi, il palcoscenico è un inferno perciò ‘Battuage’ di Joele Anastasi di tutto questo da lettera viva e ‘in corpore vivo’.
Sono storie d’ordinaria violenza e di straordinaria ‘rispettabilità’ che qui hanno uno cinico, tonante, insolito ‘aedo’, Salvatore, vulnerabile come un ‘femminiello’ e dirompente come Freddy Mercury. E in quella graticola di frustrazioni riconosci non una ma centro storie ‘vere’ che in scena diventano estreme emorragie di (dis) umanità.
(…)Non sono fatti di gente perbene, come vuole l’essenza del teatro. (…) ‘Battuage’ rispetta in pieno l’impegno. Nessuna indulgenza allo ‘splatter’, i fiumi di sangue sono dentro di noi. Fuori, in una grecità da Terzo Millennio, è deserto di uomini, storie, sentimenti.
Alessandro Toppi – IlPickwick.it
Sentiremo parlare molto di Vuccirìa. Perché è riconoscibile una capacità d’impattare sul pubblico e perché c’è una bravura attoriale innegabile. Sentiremo parlare molto di Vuccirìa perché Vuccirìa è soltanto al principio. Siamo soltanto all’inizio, infatti, di una storia teatrale tutta da scrivere e che non ha ancora dato il suo meglio.
Regia e drammaturgia Sergio Pacelli con
Davide Pacelli Diego Pacelli Isadora Pacelli Lorenzo Rossi
PRODUZIONE Ass. Cult. TEATRO DA CAMERA DI ROMA
I tre figli di Jeffe Ganzini, vengono convocati dal padre nella casa di famiglia un’ultima volta. L’uomo infatti è gravemente malato e li avrebbe radunati per comunicare loro le sue ultime volontà. I tre sono figli dello stesso padre ma di tre madri diverse ed hanno passato la loro infanzia e la loro adolescenza in lotta l’uno con l’altro.
Teddy il fratello maggiore, Elay, l’unica femmina e Nez, il più insicuro dei tre, si rincontrano senza tralasciare accuse e vecchi rancori nonostante la situazione sia drammaticamente seria.
La vicenda si complicherà improvvisamente con l’arrivo di un quarto erede, “Romano”, il più piccolo, un fratello sconosciuto sino a quel giorno figlio di una quarta moglie. La donna delle pulizie che ha sempre abitato in quella casa, sembrerebbe essere stata l’ultima moglie dell’uomo.
Il ragazzo era stato presente durante tutta la loro vita ma tenuto segreto dal padre e dalla madre per proteggerlo dalle loro grinfie.
Romano, cambierà totalmente l’andamento della vicenda, stravolgendo il ritmo dell’opera in un colpo di scena che spiazzerà il pubblico. Il ragazzo preparato alla situazione, estrarrà una pistola per minacciare i fratelli, rivelandosi apparentemente psicopatico.
Il suo capovolgimento indurrà i tre ragazzi a reagire alle minacce continue di morte di Romano, spogliandosi di ogni loro costruzione psicologica, in un out out terminale nel quale potranno solo unirsi per cercare di ottenere la calma e la risoluzione del problema.
Incontro con l’autrice e letture teatrali dei ragazzi della Compagnia di San Patrignano
Progetto di prevenzione dall’uso di sostanze stupefacenti e dagli stili da vita a rischio ideato e realizzato dalla Comunità di San Patrignano e da Angela Iantosca, giornalista e scrittrice, per il Progetto di prevenzione WeFree.
Tanti cominciano quasi per gioco, solo per darsi un tono o per sentirsi più forti. Un tiro di canna e i problemi svaniscono: l’indifferenza di mamma e papà, i primi turbamenti d’amore, la paura costante di non essere mai abbastanza. Ma poi quell’apparente gesto insignificante, presto non basta più e arriva, inesorabile un vortice che ti travolge con polveri magiche e finte illusioni di libertà.
Nel suo libro, Angela Iantosca racconta storie nate a Napoli, Roma, Pescara, Milano, Verona, Perugia e in molti altri luoghi, si addentra nelle piazze della droga per dar voce ai ragazzi e alle ragazze di San Patrignano, giovani e meno giovani, madri e padri, senza lavoro o impiegati, a loro modo tutti disperati. Nella comunità hanno trovato un rifugio, una famiglia che avevano dimenticato di avere e lì hanno ritrovato, a fatica, la voglia di vivere.
Tra le righe di questo racconto nasce l’idea di creare un momento di incontro e scambio dove il teatro diventa strumento di dialogo e di comunicazione. Sul palco infatti si alternano i ragazzi della Compagnia Teatrale interna alla comunità affiancati dalla giornalista e autrice, per tracciare insieme un percorso narrativo fatto di informazioni, emozioni e soprattutto testimonianze provenienti da differenti angolazioni.
I ragazzi della Compagnia Teatrale di San Patrignano, al termine, si svestiranno da attori e torneranno se stessi per condividere con le platee la loro storia di andata e ritorno dal nulla, ma soprattutto la fatica e la soddisfazione trovata nel loro percorso di rinascita, affiancati e intervistati dalla Iantosca.
Angela Iantosca
Giornalista dal 2003, ha collaborato con diverse testate nazionali. Da Gennaio 2017 è direttore della rivista Acqua&Sapone. Già inviata de ‘La Vita in Diretta”, ha pubblicato ‘Onora la Madre – Storie di ‘ndrangheta al femminile (Rubettino 2013) e Bambini a metà – I figli della ‘ndrangheta (Perrone 2015), finalista del Premio Piersanti Mattarella e vincitore del Premio Speciale Onlus Memoria del Cuore. Nel 2017 ha pubblicato La Vittoria che nessuno sa – Storia di una donna nata nel corpo sbagliato (Sperling&Kupfer) e Voce del verbo corrompere (Maria Margherita Bulgarini).
Gentile Pubblico, premesso che – è stato emanato il DPCM del 4 marzo 2020 art.1 comma 1 lett. B che dispone “Misure per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus COVID-19” – che all’art.1 di cui sopra, per continuare una moderata attività si prevede l’eccezione che consente “l’affollamento di persone condizionata al rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”; – che tale eccezione per le attività teatrali è ritenuta di fatto inapplicabile dai teatri romani Lo Spazio Diamante sospende le attività aggregative e le recite in cartellone dal 5 marzo al 3 aprile 2020. Verranno a breve comunicate le date di recupero degli spettacoli sospesi. Onde evitare l’intasamento del botteghino, che sarà contestualmente chiuso al pubblico, ma operativo telefonicamente e via mail a botteghino@spaziodiamante.it, vi invitiamo a seguire gli aggiornamenti sul nostro sito e canali social. Ci rivediamo presto a Teatro La Direzione
di e con ELENA ARVIGO
disegno luci DARIA GRISPINO foto AZZURRA PRIMAVERA produzione SANTARITA TEATRO e TEATRO OUT OFF
durata dello spettacolo: 1 h
I Monologhi dell’atomica, tratto da “Preghiera per Cernobyl” di Svetlana Aleksievich e da “Racconti dell Atomica” di Kyoko Hayashi, è uno spettacolo omaggio a due pagine tragiche e importanti della nostra storia: il 9 Agosto 1945 viene lanciata la bomba atomica su Nagasaki, il 26 Aprile 1986 scoppia la centrale nucleare di Cernobyl.
Al centro dello spettacolo ci sono le persone e le loro storie: Cernobyl e Nagasaki sono raccontate attraverso le vicende umane, attraverso le storie delle persone che l’hanno subita. In quelle vicende si interrompono, o drasticamente mutano, le vite di uomini, donne e bambini strappati alla loro quotidianità.
Quello che spero di riuscire a restituire è la bellezza e la tragica poesia di queste umanissime storie per ricordare a me stessa e al pubblico che condividerà con me il tempo dello spettacolo l’importanza della memoria e del ricordo. Onorare la storia e iniziare insieme una riflessione che renda possibile cambiare il nostro futuro. Iniziarlo anche solo a poterlo sognare.
Elena Arvigo
Lo spettacolo fa parte di un progetto più ampio sulle donne e la guerra “Le imperdonabili” che comprende per ora altri due spettacoli “Donna non rieducabile” di Stefano Massini e “Elena di Sparta o del ritorno a casa” scritto e diretto da Elena Arvigo.
Ringrazio per la collaborazione artistica: Virginia Franchi e Damiano D’ Innocenzo e Valeria Spada.
Gentile Pubblico, premesso che – è stato emanato il DPCM del 4 marzo 2020 art.1 comma 1 lett. B che dispone “Misure per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus COVID-19” – che all’art.1 di cui sopra, per continuare una moderata attività si prevede l’eccezione che consente “l’affollamento di persone condizionata al rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”; – che tale eccezione per le attività teatrali è ritenuta di fatto inapplicabile dai teatri romani Lo Spazio Diamante sospende le attività aggregative e le recite in cartellone dal 5 marzo al 3 aprile 2020. Verranno a breve comunicate le date di recupero degli spettacoli sospesi. Onde evitare l’intasamento del botteghino, che sarà contestualmente chiuso al pubblico, ma operativo telefonicamente e via mail a botteghino@spaziodiamante.it, vi invitiamo a seguire gli aggiornamenti sul nostro sito e canali social. Ci rivediamo presto a Teatro La Direzione
di LYLE KESSLER
con EDOARDO TRENTINI – VINCENT PAPA – MATTIA FIORENTINI
Regia DANNY LEMMO
In una casa fatiscente vivono due fratelli orfani: Filippo è sensibile, solitario, e non si avventura mai fuori casa, mentre Felice, un violento ladro borseggiatore, rapisce un misterioso uomo di mezza età di nome Aldo.
Presto l’inatteso cambia le carte in tavola, mutando per sempre il delicato equilibrio di potere della loro relazione.
Orphans è una storia sull’amore universale, sul bisogno di amare, di essere amati e sulla paura dell’abbandono.
Tutto questo è racchiuso all’interno di scene di grande umorismo, drammaticità e tensione.
di e con Andrea Lupo dall’omonimo romanzo di Milena Magnani regia Andrea Paolucci musiche originali David Sarnelli disegno luci e suoni Andrea Bondi una produzione Teatro delle Temperie
vincitore del Roma Fringe Festival 2017 come MIGLIOR ATTORE come PREMIO DEL PUBBLICO MIGLIOR DRAMMATURGIA vincitore del bando MAZINGA 1°edizione
Uno spettacolo intenso ed emozionante. Un vortice in cui memoria, appartenenza, famiglia e sangue si mescolano a guerra, deportazioni, tradimenti, fughe e vendette. Due storie parallele ma strettamente intrecciate, quella di Branko e quella di suo nonno Nap’apò, due generazioni di rom in questa Europa in cui le etnie nomadi hanno vissuto e vivono ancora vite separate, vite “a parte”. Una generazione è finita nei campi di concentramento, la successiva nei campi rom alle periferie delle grandi città. Branko Hrabal in fuga dall’Ungheria si rifugia in un campo rom in Italia. Porta con sé dieci scatoloni contenenti quel che rimane del famoso circo ereditato da suo nonno.
Circo che ha dovuto bruscamente interrompere la sua attività durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i nazisti ne hanno prima rinchiuso e poi sterminato tutti gli artisti.
Branko non sa che farsene di questa eredità pesante ed ingombrante. Ma nel campo trova un gruppo di bambini curiosi che lo obbligano a raccontare la storia di quel circo, che è la storia della sua famiglia e che è in sintesi la storia dell’Europa da cui tutti discendiamo. Branko si trova così a ripercorrere l’epopea della propria famiglia, dalla gioia, dall’incantamento e dallo stupore che il circo di suo nonno sapeva portare in giro per tutta Europa, fino alla fuga, alle deportazione, alla reclusione e allo sterminio.
Sette bambini lo ascoltano con occhi pieni di incantamento e trovano finalmente fra un trapezio, cinque clave e qualche vecchio costume una nuova speranza di riscatto e di felicità. Fra gente del campo che non è neppure più in grado di immaginare un domani per sé e per la propria famiglia c’è ancora invece chi riesce a vedere una possibilità di futuro: quei sette bambini che trasformano la storia della famiglia di Branko in energia nuova e voglia di riscatto.
Nascosti nelle cantine di un vecchio palazzo abbandonato, ispirati da Branko lavorano sodo e alla fine riescono a dar vita ad un nuovo circo… un loro nuovo circo… un circo sottoterra… un circo capovolto.
con ELENA ARVIGO regia VALENTINA CALVANI scene, costumi e luci VALENTINA CALVANI e ELENA ARVIGO musiche originali SUSANNA STIVALI foto PINO LE PERA produzione SANTARITA TEATRO e TEATRO OUT OFF
durata dello spettacolo: 50 minuti
Questa lettura di 4:48 Psychosis non vuole essere uno spettacolo sulla follia ma uno spettacolo luminoso, un inno alla vita, nonostante la consapevolezza del suo essere effimera e sfuggevole riscoprendo così il senso vitale che abita ogni stato di dolore.
4:48 Psychosis porta alla luce il desiderio di speranza celato nel disagio, offrendo al pubblico l’opportunità di riscoprire il senso di compassione e umanità affinché la speranza diventi una possibilità mai più tradita: c’è bisogno di un teatro che risvegli “nervi e cuori”.
La materia è luminosa, perchè dove c’è amore, lì c’è vita.
4:48 Psychosis è l’ultimo testo scritto da Sarah Kane, una partitura lirica, una sinfonia sull’amore e sull’assenza di amore attraversato in versione integrale da Elena Arvigo che da’ voce e corpo ad uno dei testi più controversi, assoluti e intimi del teatro contemporaneo mondiale.
4.48 Psychosis non aderisce alla forma teatrale convenzionale: la parola della Kane è flusso di pensiero: 24 quadri in cui non ci sono indicazioni per la messa in scena ne’ temporali ne’ psicologiche.
4:48 Psychosis descrive il luogo senza confini, senza le barriere che dividono la realtà dall’immaginazione.
4:48 Psychosis racconta la fragilità dell’amore, la ribellione dall’ordine costituito, la tenacia di fronte all’irrinunciabilità della speranza sentimentale.
4:48 Psychosis non è dunque l’ultima lettera di un suicida ma una preghiera, una richiesta di ascolto e di amore.
4:48 Psychosis perché viviamo in una società sorda, anestetizzata in cui non c’è spazio per emozioni così estreme, forti, devastanti. Una società che si ostina a “voler curare”, invece che “prendersi cura”.
La follia non è “degli altri”. Nessuno è escluso. Come dice Alda Merini: “La follia è la mancanza di qualcuno d’importante”. La messa in scena è stato il risultato di un un “pas de deux” tra regista ed attrice rivolto ad ogni elemento della messa in scena.
4:48 Psychosis è stato rappresentato per la prima volta al Royal Court Theatre per la regia di James Macdonald nel giugno 2000. È l’ultimo testo di Sarah Kane, drammaturga inglese contemporanea.
“Il mio è un teatro profano ma non osceno. Pensano che i miei lavori siano deprimenti mentre io parlo di speranza. Per me la funzione del teatro è quella di far sperimentare una cosa attraverso l’arte in modo che non ci sia più la necessità di sperimentarla effettivamente nella vita reale. Se sperimentiamo in teatro, come pubblico, quel che significa commettere un atto di violenza estrema, magari ne proveremo una repulsione tale da impedirci di andare a commettere un atto di violenza estrema fuori nelle strade. Io credo che la gente possa cambiare, e credo sia possibile cambiare il nostro futuro, ed è per questo che scrivo quello che scrivo”.
Sarah Kane
traduzioneNatalia di Giammarco regiaFrancesco Bonomo conDaniel Dwerryhouse, Agnese Fois, Noemi Medas progetto fotografico Studio Lord Z
consulenza web Emiliano Barbieri scene Francesco Bonomo tecnico luci Stefano Damasco foto di scena Pino Le Pera
prodotto da Sardegna Teatro, Bonomo/Dwerryhouse con il sostegno di TREND nuove frontiere della scena britannica
Stan è un quarantenne che vive ancora con la madre. Vorrebbe fare carriera ma non ne ha le capacità, è un nerd poco adatto alla vita che affronta il suo lavoro senza farsi troppe domande ed è innamorato di Rosa. Rosa è l’anima nera del gruppo, una giovane nichilista capace di prendere le posizioni più scomode e sostenerle con violenza. Ha la capacità di metterci di fronte a opinioni che non vorremo condividere, ma che invece si annidano nascoste in ognuno di noi. Backy ha perso un fratello che si è suicidata per motivi che lei addebita a internet ed è questo il motivo per il quale ha scelto di svolgere quel lavoro. Sulla piattaforma Social vede un video dove un uomo tortura un altro uomo, Adam. Decide di cercarlo per andare a salvarlo. Adam svela il personaggio di Becky, ci fa capire che lei non ha scelto quel lavoro per salvare il mondo, ma per salvarsi la coscienza e star meglio con sé stessa. Si invertono le parti: è proprio il giovane uomo, presunto indifeso e torturato a salvare Becky, dandole l’opportunità di rivedere il fratello grazie ad un espediente tecnico(deepfake)
Lo spettacolo è prodotto da Sardegna Teatro, Bonomo/Dwerryhouse, con il sostegno di TREND nuove frontiere della scena britannica.
Bonomo/Dwerryhouse collaborano orami da più di dieci anni, Francesco Bonomo in veste di regista e Daniel Dwerryhouse in veste di attore. Dopo il successo riscosso con “La Paura”, (spettacolo prodotto da Sardegna Teatro), i due artisti consolidano il loro sodalizio, con questo spettacolo ancora una volta prodotto da Sardegna Teatro.
Note di Francesco Bonomo
Viviamo nel tempo di una rivoluzione tecnologica e mentale, un movimento che vede i suoi primi passi con l’avvento dei personal computer ed arriva ai nostri giorni. Un nuovo mondo doppio, quello materiale e quello digitale dove lentamente ed ostinatamente stiamo migrando, rendendoci impossibile ormai pensare questo spazio di migrazione come un altrove.
È vero che siamo all’inizio di questa storia dell’uomo e come ogni inizio, come nell’infanzia, stiamo imparando a creare linguaggi, principi e codici per districare il caos dell’esistenza.
God of Chaos ci porta dove “i moderatori” di un Social Network decidono sull’opportunità di lasciare o togliere i contenuti pubblicati dagli utenti. Due donne ed un uomo per tre postazioni di controllo: messaggi di testo, immagini e video.
Discutono tra loro su temi scottanti della nostra nuova civiltà digitale e inevitabilmente ci mettono di fronte al problema irrimediabilmente aperto della responsabilità informatica.
Traduzione di Masolino d’Amico
Monica Faggiani – Claire
Valentina Ferrari – Anna
e con Maria Sofia Palmieri – Catherine
Regia di Arturo Di Tullio
Costumi e Scene Maria Pia Barbenti
Produzione Teatro dell’Allodola – Le Irriverenti
Un salotto borghese di fine 800.
Anna e Claire si ritrovano dopo una lunga separazione.
Un tempo si sono amate.
Ora ciascuna vuole qualcosa dall’altra.
Ma i rispettivi desideri sono incompatibili.
La guerra è dichiarata e le armi sono le parole.
Un gioco al massacro senza esclusione di colpi.
Spettatrice involontaria una giovane cameriera, ingenua e maldestra, ora capro espiatorio ora oggetto del desiderio nella guerra delle due protagoniste.
Equivoci, colpi di scena, finte lacrime, colpi bassi, spregiudicati ricatti in un esilarante e sorprendente gioco delle parti.
Donne di carattere che stupiscono e divertono in una commedia tutta al femminile dove il linguaggio diventa il campo minato attraverso il quale la guerra si può solo vincere o perdere.
Teatro dell’Allodola – Le Irriverenti
Due attrici diverse per provenienza e formazione, si ritrovano e decidono di mettere in comune l’esperienza di scena per continuare insieme nel loro cammino artistico.
Donne libere e determinate, fino all’irriverenza! Le Irriverenti è infatti il cappello produttivo dei nuovi spettacoli e recital del Teatro dell’Allodola che ha come protagoniste Monica Faggiani e Valentina Ferrari. L’attività del gruppo si svolge su vari fronti: la messinscena di commedie che dal classico al grottesco hanno come comune denominatore l’umorismo in varie declinazioni, la ricerca di testi contemporanei, editi o inediti, che declinino il femminile nelle sue varie forme, la presentazione di reading poetico musicali in cui alternare poesie e canzoni, la collaborazione a progetti cinematografici, l’ideazione di progetti teatrali per le aziende. La grande esperienza di scena di Monica Faggiani si incontra così con la versatilità di Valentina Ferrari, andando a costituire il nucleo portante della compagnia e a fare della capacità di lavorare su più fronti, sperimentando e unendo felicemente diverse competenze, il punto di forza del gruppo. Gruppo che, naturalmente, può contare su collaborazioni di valore quali quelle con Marisa Miritello, Elisabetta Torlasco e Greta Zamparini, attrici negli spettacoli “Atra Bile (Quando saremo più tranquille), “Passi” e “Le lacrime amare di Petra Von Kant”, presentati nelle stagioni passate del Teatro Libero con la regia di Tiziana Bergamaschi.
Sempre al Teatro Libero per la stagione 2018/2019 è stato presentato il grande classico di Neil Simon “La strana coppia”, in versione femminile, con la regia di Arturo Di Tullio. Lo spettacolo ha registrato sempre il tutto esaurito e ha divertito il pubblico di molti teatri. Ha inoltre riscontrato un grande favore da parte della critica che ha apprezzato la regia, il ritmo e la bravura di tutto il cast, in particolare proprio della coppia Faggiani-Ferrari. Per questo motivo, oltre al teatro canzone per l’estate con i recital “Il canto degli elementi, la compagnia propone un nuovo spettacolo per la stagione 2019/2010 che avrà come protagoniste le irriverenti, sempre in coppia con un testo ancora più irriverente: Boston Marriage di David Mamet con la regia di Arturo Di Tullio.
di Abategiovanni, Baldi, Ippolito
con Franca Abategiovanni e Antonella Ippolito
regia Nadia Baldi
produzione Teatro Segreto srl
Due donne…un copione, le prove di uno spettacolo . Due donne diverse fra loro che interagiscono con un testo, la loro vita privata, i loro sogni e le loro follie.
Nell’ordito della trama del copione si confondono i due personaggi, ora impegnate a trovare la loro miglior interpretazione ora a risolvere problematiche quotidiane ora a sviscerare storie e sentimenti che trascinano lo spettatore in mondi e storie parallele. Medea personaggio complesso di grande forza drammatica ed espressività, affascina e cattura le due attrici. Esse si troveranno più volte a confondersi con Medea, a rappresentare le due facce della sua stessa mente scissa, conflittuale. L’abbandono, l’indifferenza, la vendetta, la ferocia, la forza e la fragilità del personaggio sono sentimenti dai quali restano rapite e condizionate durante le prove. Ma come spesso accade anche nella vita comune il limite fra tragedia e comicità è sempre labile e le due protagoniste finiranno per passare dal comico al tragico restituendo allo spettatore uno scenario godibile e leggero.
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