Spazio Diamante

10 ottobre

Ore 19.30
Ass. Culturale Cicolocchio

City SimCity

di Jordi Casanovas

Lucia Bianchi, Luisa Casasanta, Piero Grant, Thomas Santu

Regia Alessandro Gorgoni

City/SimCity, che richiama alla mente il famoso videogame in cui il giocatore può guidare un personaggio ricostruendo le dinamiche della vita reale, racconta la storia di quattro trentenni alle prese con le difficoltà della realtà aziendale, tra compromessi e fallimenti della meritocrazia.

I quattro giovani, di fronte all’ennesima delusione, non sono più disposti a rimanere passivi e decidono così di incontrarsi in ufficio di notte e sabotare la multinazionale per la quale lavorano. Accade però, proprio come nel gioco, qualcosa di inaspettato che influenzerà i comportamenti del gruppo.

La struttura creata da Casanovas, fatta di continui flashback e flash forward, accompagnata da un ritmo percussivo, efficacemente giocato su l’imponderabile e l’imprevedibile, ripropone le stesse scene come in un incubo e ci ricorda che la “city”, come City/SimCity, è malleabile come un videogioco, davvero troppo reale.

Ore 21.00
Daf –Teatro dell’Esatta Fantasia

“Non so nemmeno se sono felice” Dalla vita e dai i racconti di Irène Némirovsky

con Paola De Crescenzo, Aura Ghezzi, Roberta Infantino, Carla Recupero

Costumi Lucia Mariani
Luci Marco Laudando
Scene Valeria Mangiò
Assistente alla regia Michele Castelli Gattinara

Regia Luca De Bei

Anni ’30. La scrittrice Irène Némirovsky vive ormai a Parigi da alcuni anni, è diventata famosa grazie al suo romanzo “David Golder”, è felicemente sposata e madre di due bambine. Irène vive del suo lavoro, si interroga sull’alchimia della scrittura e sulla difficoltà di tradurre in linguaggio artistico le sfumature e i colori della vita. Sulla scena prendono corpo i suoi personaggi, tutti al femminile, con frammenti delle loro storie: una donna che vuole separarsi dal marito ma non riesce a lasciarlo, una ragazza ricca e viziata che vuole fuggire da una famiglia soffocante, una prostituta che si illude di trovare una soluzione al fallimento della sua vita, una “cocotte” che ritrova una figlia data a balia da bambina la quale vorrebbe seguire le orme della madre. Le storie di queste donne con i loro drammi si intersecano con la storia di quegli anni e con il vissuto di Irène: all’orizzonte si profila il pericolo di una nuova guerra e prendono forma le contraddizioni di una donna e di una scrittrice che si trova a dover affrontare l’ondata di antisemitismo che si abbatte sull’Europa e che inizia a creare problemi anche ad una intellettuale celebre come lei. Mentre continua a scrivere e a dar vita ai suoi personaggi, Irène è costretta a interrogarsi sul destino che l’attende e che, inesorabile, si compirà.

Ore 22.30
compagnia La bottega del pane young

Heaven

Con Chiara Cianciola, Aurora Miriam Scala, Maria Chiara Pellitteri

Drammaturgia e regia Chiara Cianciola e Aurora Miriam Scala

“Se dovessimo stare fermi in un solo luogo avremmo le radici al posto dei piedi”

Questo è il mantra di Gloria una venticinquenne di un piccolo paesino della campania che da sempre le sta stretto. Troppo stretto.

E’ proprio per scapparne che è in perenne viaggio. Ovunque. Indipendente, come solo la zia Jaja, alla quale è molto legata, le ha insegnato ad essere. Gira il mondo sola, con il suo zaino e le sue scarpe da trekking che non abbandona mai. Nel suo ultimo viaggio , si reca in Brasile, scala il Corcovado e si gode la vista dal Cristo Redentore. Uno spettacolo la vista da lì. “ Devo immediatamente raccontarlo alla zia” e ne belmezzo di questo pensiero che viene interrotta da una fastiidiosissima voce proveniente da un interfono e una donna Pina Passalacqua che le annuncia di essere “trapassata, morta, defunta”. Tra l’incredulità, la rabbia, e la disperazione ,inizia un altro viaggio di Gloria, quello vero. Quello tra le donne uccise ognuno le racconta la propria storia, passando attraverso un’ironia sottile e quasi cinica ,tipica delle donne, tutt’altro che rassegnate alla loro condizione di essere vittime del “femminicidio”.

 

9 ottobre

GABRIELE LAVIA
AL FESTIVAL INDIVENIRE

Vita E Teatro/Teatro E Vita

Conduce la serata
Giampiero Cicciò
direttore artistico del Festival inDivenire

Mercoledì 9 ottobre ore 21.00

Attore e regista tra i più rappresentativi e celebri della storia del teatro italiano, Gabriele Lavia esordisce sul palcoscenico nel 1963 e si fa notare in spettacoli come Edipo Re (Teatro alla Scala, 1969) e Re Lear (Piccolo Teatro di Milano, 1972), quest’ultimo per la regia di Giorgio Strehler. Debutta alla regia teatrale nel 1975, con Otello di Shakespeare. Il suo debutto cinematografico è in Metello del 1970 e nel 1983 dirige il suo primo lungometraggio, Principe di Homburg, con il quale vince il Nastro d’Argento come migliore regista esordiente.
È stato co-direttore artistico del Teatro Eliseo di Roma (dal 1980 al 1987), direttore artistico del Teatro Stabile di Torino (dal 1997 al 2000), del festival Taormina Arte (nel 1993), del Teatro di Roma (2011-2014) e dal 2014 del Teatro della Pergola di Firenze.

6 ottobre

 

Ore 19.30
compagnia Collettivo I.T.A.C.A.

ION

Drammaturgia e Regia Dino Lopardo

con Alfredo Giovanni Tortorelli, Andrea Tosi
Assistente di scena e costumi Iole Franco

Due fratelli. Un luogo, tanti luoghi. Paolo, è stato fin da bambino molto legato al padre; al contrario Giovanni ha sempre avuto un rapporto privilegiato con la madre. Una madre osservata con occhi  differenti dai due: Giovanni la ricorda premurosa, mentre Paolo come la “grassa” del paese! Paolo fin da bambino ascolta il padre parlare della madre come un peso, una palla al piede e di Giovanni come il figlio mai voluto. Giovanni vive sulla sua pelle il non essere accettato come figlio e tacciato dal padre stesso come diverso. Un padre “Padrone”, anaffettivo, chiuso nelle sue convinzioni che non accetterà mai la diversità di suo figlio neanche davanti alla morte.

Ore 21.00
Associazione Culturale Officina

La Sindrome di Diogene

di Sandro Cappelletto, Cecilia d’Amico
musiche di Matteo d’Amico

con Cecilia d’Amico, Alessandro Pala Griesche
scenografia Laura Giusti

Regia Giovanni Maria Briganti

La Sindrome di Diogene affronta uno dei temi più urgenti e problematici del giorno d’oggi, il tema dei rifiuti. Partendo da un fatto di cronaca e da una sindrome clinicamente riconosciuta, il testo scandaglia l’animo umano in rapporto al rifiuto, inteso come problematica ambientale, seria e minacciosa e come rifiuto della società, emarginazione sociale e chiusura ai sentimenti. Due attori in scena e una scenografia che rappresenta la casa del Professore: una mole di rifiuti in cui i personaggi dovranno trovare il proprio spazio, attraverso il quale sapranno raccontare i rispettivi mondi.

Ore 22.30

compagnia Teatro “A” (Ass.Ariadne)

Amore #Protocollo: novella coreografica per voci e corpi

Musiche di Marco Terracciano

Con Cristina Colonnetti, Giacomo De Rose

Video Gerardo Filocamo
Coreografia Rita Marozza

Regia e drammaturgia Valeria Freiberg

Amore #Protocollo è’ un racconto scenico ambientato in un vecchio cinema dove, alla fine dello spettacolo serale, i due corpi improvvisano la storia narrata da P.Mérimée. E’ uno spazio abitato dai gesti sussurrati, rituali da scoprire per generare nuovo senso oltre i concetti tradizionalmente legati all’Amore e alla Gelosia, alla Passione umana – per cancellare la dimensione folcloristica, stereotipata del personaggio di Carmen. Gli attori frammentano e ricompongono di nuovo il soggetto a tutti noto di Carmen senza però perdere realismo e verità della storia originale di P.Mérimée.

5 ottobre

Ore 19.30

compagnia Unaltroteatro

FRANTUMI

con Anna Bocchino, Ettore Nigro, Arturo Scognamiglio

Assistente alla regia Michele Brasilio
Testo e Regia Tony Laudadio

Un rapimento o forse meglio dire un sequestro. Gli antagonisti sulla scena raccontano fatti precisi, accadimenti che li hanno coinvolti e a cui non hanno potuto sottrarsi. Quello che loro rivivranno sul palco, arriverà agli spettatori come se essi stessi lo stessero vivendo, provocando la domanda per eccellenza: cosa farei io al loro posto?
Lo scenario è quello della crisi economica che ha messo in ginocchio l’occidente negli anni passati e che ancora fa sentire la sua coda velenosa. Quanto ogni singolo membro di questa organizzazione mondiale che chiamiamo società, ha la propria fetta di influenza sull’andamento delle cose?
Infine sarà il pubblico a scegliere, e sarà una decisione esiziale.

Ore 21.00
compagnia Collettivo Imperfetto

Progetto Antigone

Con Sofia Taglioni, Giovanni Serratore, Piero Cardano, Francesco Lamantia, Giusy Emanuela Iannone

Costumi Aurelia Laurenti
Disegno luci: Roberto Di Maio

Regia e Drammaturgia Anil Alessandro Biswas

Progetto di Anil Alessandro Biswas e Sofia Taglioni

Ci siamo interessati alla drammaturgia antica e in questo caso a quella greca per la sua capacità di rappresentare l’uomo nella sua forma essenziale e allo stesso tempo di indagare le connessioni e i cortocircuiti tra l’individuo e le leggi della stato. Siamo partiti nel cercare un contatto fra una tragedia scritta agli albori della civiltà e il nostro presente. Lo spettacolo ha il carattere di un convivio, un rito tra una conferenza e l’ultima cena. Il pubblico diventa un altro personaggio, a cui gli attori raccontano se stessi, le proprie storie, scherzano, offrono da bere e da mangiare, s’interrogano sui vari temi, improvvisano sul testo e lentamente cominciano a definirsi i personaggi, secondo le differenti posizioni sugli argomenti. È in questo ambiente, apparentemente festante, che si sviluppa la tragedia.

 

4 ottobre

Ore 21.00

Nella Rete

di e con Natalia Magni

L’adolescente Alice manda al fidanzato alcune proprie foto provocanti; le immagini finiscono però condivise nelle chat, nei social, in rete.

Alice è una ragazzina come tante. Spensierata, adolescente, digitale, innamorata. Una vita tra scuola e amici, socialità, profili e condivisione. Quando il fidanzato le chiede delle foto provocanti accetta, sicura che rimarranno chiuse nel privato di quel solo telefonino. Le immagini finiscono invece nelle chat, nei social, nella rete. Alice si ritrova in un incubo, incapace di gestirlo, pronta ad annullarsi pur di uscire dalle maglie della rete nella quale è rimasta intrappolata.

Petra è una madre come tante. Attenta, social, impegnata, fiduciosa. Una vita tra famiglia e lavoro, socialità, profili e condivisione. Quando vede la figlia Alice cambiare, non si preoccupa, convinta che si tratti della classica fase adolescenziale. L’entità del problema la troverà impreparata, ma non esiterà a stendere insieme alla sua famiglia una rete di protezione e affetto per salvare la figlia.

“Nella rete” è una storia d’amore e disattenzione: amore perso e ricomposto, per il quale siamo disposti a qualsiasi cosa, a qualsiasi età, perfino a sacrificarci; disattenzione che può diventare fatale e portarci al punto di non ritorno.

La stesura del testo ha ricevuto il contributo dell’Arma dei Carabinieri -Reparto Analisi Criminologiche.
Si ringraziano il Tenente Colonnello RT Anna Bonifazi -Comandante della Sezione Psicologia Investigativa- e il Maresciallo Capo Maurizio Inangeri

Ore 22.30

compagnia Proprietà  Commutativa

Amore Ricucito

con Alessandro Federico, Valentina Virando
disegno luci e tecnico Davide Rigodanza

Regia Alessandro Federico

Una scatola. Come fosse una vecchia gigantesca cassetta per la frutta. Dentro Abbie e Stu, che vivono, o meglio rivivono, le scene più segnanti della loro relazione senza possibilità di uscire mai. Senza possibilità di risolvere mai.
Una casa scatoletta, una prigione in miniatura, dove i personaggi sono costretti a fronteggiare, in uno spazio vitale piccolissimo, il dramma che li attende o che si è già compiuto.
Uno strappo. Un tentativo e un desiderio di ricucire, di ricucirsi, di ricominciare. Uno squarcio che porta lo spettatore violentemente dentro le dinamiche più autentiche e feroci che si consumano nella vita di una coppia.

3 ottobre

Ore 20.00

compagnia I poli a k.o.v.

L’azione di P

di Marco Andreoli

con Daniele Pilli, Claudia Vismara
costumi Livia Fulvio
tecnicismi Francesco Traverso

produzione e regia I poli a k.o.v

Prendete un Lui e una Lei.

Persone come tante. Anonime, potremmo dire.

Non le notereste camminando per strada. Non ora, almeno.

Forse un tempo. Quando lei ambiva a essere una reporter di fama internazionale e Lui lavorava senza sosta a una tesi sperimentale sulla scomposizione dell’unità T: il tempo.

Bizzarro come il tempo sia una concezione assolutamente arbitraria. Chiunque potrebbe dare una definizione del tutto personale di ciò che ritiene che sia. Il ticchettio delle lancette dell’orologio. Il colore sbiadito o meno dei ricordi. Il numero di battiti prima di un incontro importante. Esiste sempre un prima, ma non sempre esiste un dopo. Siamo tutti vittime inconsapevoli di quella concatenazione di eventi microscopici che definiscono chi siamo, cosa facciamo, chi amiamo. Quando moriremo. Lei ancora non lo sa. Ma Lui sì. Perché è proprio Lui che diventa artefice inconsapevole di quella disattenzione fatale, di quel non niente, di quello “scusa…”. Giusto il tempo di un attimo. Tic. Non molto di più. Un battito, forse, ma forse meno. Tac. La velocità con cui si palesa un pensiero. Un istante. Un istante, però, che può diventare lungo una vita. Un istante che può consumare mattine, colazioni, giornate al lavoro- “torna presto”-, e tg delle otto, e applausi del pubblico, e zuppe di porro, perfino lo stridore dei cucchiai nelle ciotole, l’imbarazzo di chi non ha più niente da dirsi, la perdita di qualunque pulsione. Perché tutti gli amori finiscono per rubare l’ossigeno a se stessi. Tutti gli amori… anche quelli immaginati.

Ore 21.30

compagnia EXODOS

MNEMOSINE

di Doron Cochavi, Luigi Saravo

Con Cristian Giammarini, Daniele Santoro, Doron Cochavi, Claudia Vegliante, Chiara Felici, Beatrice Olga Valeri ,

Regia Luigi Saravo

MNEMOSINE è uno spettacolo sul tema della perdita e del lutto che utilizza la Shoah come nucleo generativo.

Il lavoro è partito dall’incontro tra me, Luigi Saravo, regista italiano, e Doron Kochavi, attore e fotografo isrlaeliano.

Trovandoci a lavorare insieme su un progetto legato ai rifugiati chiamato Exodos, abbiamo cominciato a condividere idee e suggestioni sul tema della Shoah. Abbiamo indagato i ricordi della nonna di Doron, ebrea polacca, sopravvissuta ad Auschwitz tuttora viva e residente in Israele e alcune memorie infantili che mi riguardano attinenti al tema della perdita e del lutto.

Il nostro obiettivo è stato di costruire un percorso a partire dai meccanismi fisiologici della memoria mettendoli in relazione al concetto del lutto e alla sua elaborazione utilizzando come contesto narrativo la Shoah.

La storia su cui si centra la scrittura dello spettacolo riguarda una famiglia di quattro persone, padre, madre, figlio maggiore, figlia minore, nella quale il figlio maggiore scompare nel gorgo nazista.

Da qui la famiglia si trova a dover elaborare questa perdita all’interno di una dimensione di trauma che rende difficile comunicare alla sorella minore, al tempo della scomparsa ancora piccolissima, del fratello scomparso.

Nei nostri percorsi esplorativi ci è più volte capitato di imbatterci in racconti che fanno capo a un grande non detto all’interno delle famiglie ebraiche. Senza addentrarci nei complessi meccanismi sociologici e psicologici dell’elaborazione di una tragedia collettiva come la Shoah abbiamo voluto concentrarci su questi casi e su come abbiano risposto alle condizioni che si erano andate a creare.

 

2 ottobre

Ore 20.00

compagnia La Fenice

Chi nasce tondo non può morire quadrato

di Elio Crifò

con Elio Crifò e Emy Bergamo

E’ un’immersione nei fondali incantati della filosofia al ritmo di blues e atmosfere jazz. A volte musica e parole interagiscono fra di loro, a volte si sovrappongono, creando un concerto-spettacolo di rara intensità emotiva. Si parte dagli “opposti” di Parmenide per inabissarsi nell’eterno ritorno di Nietzsche, poi nella forza dell’inconscio di Schopenhauer, poi nelle grandi intuizioni di Emanuele Severino, poi nelle critiche di Umberto Galimberti e Tiziano Terzani… sino alla relatività di Einstein e capiremo, alla fine del viaggio, che oggi abbiamo una concezione dell’Universo identica a quella di 2600 anni fa! La filosofia ha battuto la scienza già da millenni.

30 settembre

Ore 19.30

Centro culturale mobilità delle arti

Solitaria Moltolieta

di Carlotta Solidea Aronica e Clarissa Rollo
con Alice Bertini e Clarissa Rollo
Regia di Carlotta Solidea Aronica e Valeria Iovino

È domenica, sono le cinque. Il sole si alza sul lago, non trova nessuno a salutarlo, a quest’ora si dorme. Il lago, che ha fatto le ore piccole, si spaparanza sul suo letto. Proprio quando sta per addormentarsi arriva qualcuno a tirargli via la coperta. È una donna sui settant’anni, Maddalena. Indossa sei paia di calzini, cinque gonne, quattro giacche, tre sciarpe, due guanti e un gran bel cappello. Non è diretta in alcun posto, ma sembra essere in una frenetica, frustrante, febbrile ricerca di qualcosa. La trova nell’acqua. È lontana, di spalle, con un velo sul capo e il lago sotto le ginocchia. Anche lei è in cerca di qualcosa. Se Maddalena potesse vederla meglio saprebbe che anche lei ha sei paia di calzini, cinque gonne, quattro giacche, tre sciarpe e due guanti, ma non porta il cappello. Maddalena avanza verso il centro del lago, per guardarla meglio. Si scambiano due parole che nessuno può sentire, finché, senza alcun motivo apparente, la donna del lago, anche lei intorno ai settant’anni, mette le mani al collo di Maddalena, e comincia a strozzarla.      Da questo momento in poi le due protagoniste saranno travolte da un turbinio di giovinezza che le porterà, a poco a poco, ad affrontare le varie fasi della loro vita ma soprattutto a diventare l’una indispensabile per l’altra. Tutto finirà quando l’acqua del lago avrà bagnato le loro teste. Ma questo sarà solo l’inizio.

Ore 21.00

compagnia LINEA BORDEAUX

SEBEZIO E FEFE’

di Marco Andreoli

con Davide Logrieco Ricci e Pierciro Dequarto

Regia collettiva
con la supervisione di Daniele Pilli

Il nucleo della storia, il McGuffin, è il Compendio: una scatola. Inventata da uno dei protagonisti, la scatola, in apparenza insignificante, è qualcosa che, come il testo stesso descrive:”Contiene tutto ciò che l’esistenza umana abbia mai contemplato e mai contemplerà. Qui c’è bene e male, ogni idea pensata, ragioni e sentimenti di epoche passate e future. Qui dentro, amici miei, c’è Tutto!” Tuttavia la scatola, nel suo mistero, dimostra di poter essere Tutto e niente, di poter essere il crocevia di tutte le possibilità e di manifestare la loro potenzialità in atto. Un’altra possiblità è che la scatola possa conferire al possessore un potere universale.

L’inventore della scatola è il professor Sebezio Zanussi.

Alle dipendenze del professore c’è Fefè.

“Fortunatamente la nostra lingua dispone di una parola in grado di indicare in maniera perlomeno chiara il contenuto di questa scatola. Qui dentro, c’è Tutto!”

29 settembre

ore 18.00

ASS. CULT. PINDOC ONLUS

Beyond

interprete e coreografo Stellario Di Blasi

Scoprire il Cosmo è scoprire una nuova dimensione. Così, bucando questa tela – che è la base di tutta la pittura – ho creato una dimensione infinita. Qualcosa che per me è la base di tutta l’arte contemporanea. Io buco, passa l’infinito di lì, passa la luce, non c’è bisogno di dipingere

Le parole con Lucio Fontana descrive i suoi iconici dipinti Concetto Spaziale, sono il margine di fascinazione su cui si pone questo studio performativo che si nutre della medesima volontà di tagliare, con un solo gesto, l’idea di rappresentazione a favore di una dimensione personale allargata all’immaginazione.

Ore 19.00

compagnia Komorebi Collab

Nahar

interprete e coreografa Sofia Nappi
interprete e musicista Alice Nappi

“Ciò che conosciamo di noi è solamente una parte, e forse piccolissima, di ciò che siamo a nostra insaputa.” (Luigi Pirandello)

“Nahar”, dall’antico ebraico “fiume”, è un’esplorazione nelle profondità dello “stream of consciousness” umano, dove conscio ed subconscio si fondono attraverso un processo di realizzazione del proprio Sè: come due entità sorelle che, al ricongiungersi, trovano infine liberazione.

Come artiste, siamo al servizio per offrire alla società un modo per riscoprire nuove prospettive nella realtà in cui viviamo per esplorarne la piena potenzialità.

“Nahar” è eseguito dalla coreografa ed interprete Sofia Nappi su musica appositamente composta e suonata dal vivo dalla collega e sorella Alice Nappi, compositrice e musicista.

ore 20.00
compagnia Lost Movement

O

Coreografia Nicolò Abbattista
Drammaturgia Christian Consalvo

con Samuele Arisci e Salvatore Sciancalepore

O racconta una storia d’amore, come tutte, come nessuna. Due uomini che si avvicinano e si allontanano, sviluppando una relazione che cresce attraverso gioco, erotismo, aggressività. Scoprirsi e abbandonarsi all’altro diventano le coordinate per trovare un baricentro comune fino a quando sulle note di un cha cha frenetico, si scontrano con l’incapacità di comprendersi, o più semplicemente con l’egoismo che ci rende tutti individui. Il sistema e la relazione si trasformano. E infine ci si ritrova vicini, in un lento abbraccio, i cui contorni sono però nettamente ridefiniti.

Ore 21.00

compagnia CONTINUITY FLUID PERFORMERS

ESforma/istinto primordiale

Coreografia Angela Tiesi

Con Maria Pizzo, Chiara Ardito, Ilaria Rima, Gabriella Sarubbo, Emanuela Sassanelli

ES come origine della personalità,il primo approccio a noi stessi..il prima di tutto,prima di sottostare alle condizioni imposte dall’esterno trattenendo e rallentando;la possibilità di svolta che l’uomo ha per risolvere una situazione come uno strato a cui si può accedere senza sforzo. Impossibile mostrarsi agli altri per quello che si è in quanto neanche noi stessi riusciamo a capirlo. La scelta tra ciò che è bene e ciò che è male e l’anima di ognuno di noi retta dall’equilibrio che queste due forze raggiungono. Più  difficile essere che apparire,in un mondo esterno che ci condiziona in una sorta di trappola in cui non possiamo esprimere il nostro io costretti a creare un mondo di cristallo intorno,affascinante e fragile allo stesso tempo. Proponendo apparenze che ingannano per non stonare in un contesto cosiddetto armonioso…. ”Così i bambini giocano a non ridere per primi guardandosi negli occhi e alcuni sono così bravi che diventano tristi per la vita intera”

 

28 settembre

Ore 18.00
Celia/Sità

BISBIGLIATA CREATURA_studio sulla fragilità

Regia: Mariella Celia
Coreografia, ricerca drammaturgica del movimento: Mariella Celia in collaborazione con Cinzia Sità
Interpreti: Mariella Celia, Cinzia Sità
Suono: Gianluca Misiti
Costumi e make up: Mariella Celia e Cinzia Sità in collaborazione con Francesca Innocenzi
Coproduzione: Associazione Sosta Palmizi (Cortona)
Con il sostegno di: Vera Stasi (Tuscania) Teatro Azione e Carrozzerie N.O.T , Roma (Roma), ALDES (Lucca) Teatri Sospesi (Salerno) Dance Gallery (Perugia)

Le domande da cui è partita la nostra ricerca riguardano che cosa è la fragilità? Come si manifesta? Qual è la sua parte illuminata? com’è possibile riconoscerne la bellezza?
Osservando i bambini nella loro fase di crescita e di sviluppo, ad esempio quando imparano ad alzarsi in piedi, possibile contattare una idea di fragilità semplice e genuina che non si interroga ma che si rivela nella sua bellezza e nella sua forza.
Che accade poi negli adulti? Come si traduce la fragilità, nei suoi molteplici aspetti, nel movimento? Riusciamo ancora a percepirne la bellezza, la forza?
Nella forma di studio che proponiamo due creature amorfe, sghembe, si muovono in un paesaggio sospeso tra terra e fluido. Imparano a tenersi in piedi, a guardare, a lasciarsi guardare, a relazionarsi all’altro. Danno vita a un dialogo fisico tra forza e fragilità.
Disarmate faranno esperienza del tatto, la prima consapevolezza sensoriale di un essere umano e scopriranno che incontrare vuol dire anche accogliere, cedere…

Ore 19.00
Compagnia Y.Petrillo/Cie Twain

Nothing to Declare

Musiche di Alessandro D’Alessio

Interprete Caroline Loiseau

Coreografia Yoris Petrillo

“Nothing to declare”. Niente da dichiarare. 
Frase simbolo di una generazione, quella degli anni 2000, che vive nella costante rincorsa di ciò che è smart, low cost, last minute; quasi un’inno all’improvvisazione, ad esser sempre pronti, ma mai preparati. Grazie alle nuove tecnologie, smartphone, voli lowcost, car sharing, tutto è più vicino, più stressante. Sempre online, sempre connesso, sempre controllato; vediamo costantemente la posizione di tutti coloro che utilizzano i social network. Le nostre immagini sono ovunque in rete, tutto ciò che avviene delle nostre vite sembra non avere importanza se non riceve sufficienti “like”. Le connessioni umane vengono filtrate e protette dal mondo esterno, gli auricolari stordiscono il nostro udito, smartphone, tablet e computer offuscano la nostra vista, la nostra scrittura è stata standardizzata dal battere su di una tastiera.

Ore 20.00

compagnia Li’An Dance

Sorella Mia

Interpreti e coreografe Anna Borini, Livia Massarelli

Sorella Mia indaga il significato più profondo della sorellanza. Ispirandosi alle due sorelle della letteratura tragica greca, Antigone ed Ismene, Sorella mia vuole essere un viaggio esplorativo nel complesso e, a volte contraddittorio, rapporto tra due sorelle; un rapporto fluido, dinamico che prende spunto dalle figure del testo sofocleo prescindendo dalle consuete letture politiche e sociali della tragedia classica e confrontandosi invece con l’umano sentire che questi due personaggi raccontano, diventando archetipi di una relazione tra donne.

 

Ore 21.00
compagnia S DANCE COMPANY

TUTTO CIÓ CHE DEVI SAPERE SU DI ME (ma del quale non ti frega nulla)

con Rocco Suma, Salvatore Sciancalepore
coreografia Mario Coccetti

TUTTO CIÓ CHE DEVI SAPERE SU DI ME (ma del quale non ti frega nulla) esplora il tema dell’identità declinata in tutte le sue accezioni. Elementi surreali, non convenzionali e apertamente provocatori sono al centro dell’opera, una panoramica ironica, dissacrante (ma anche tristemente reale) della necessità di esporsi, di primeggiare e di imporsi forzatamente. Le atmosfere cinematografiche di Pedro Almodovar fanno da cornice ad un lavoro creativo che Impegna diversi stili coreografici, tecniche e processi di rappresentazione, frutto del background formativo ed esperenziale di S Dance Company.

Ore 22.00

ASS. CULT. PINDOC ONLUS

Wood Mu’

Interprete e coreografa Benedetta Capanna
Luci Danila Blasi

Wood – Mù è il primo quadro del progetto Di Legno e fuoco. Rinasciamo e moriamo a noi stessi tante volte e guardando indietro sembra di aver vissuto più vite in una sola esistenza. I colori e le immagini frammentate che ci invadono in modo confuso, con il corpo danzante diventano chiare e ci attraversano facendoci sentire parte di un tutto. Il legno che ha bisogno dell’umidità dell’acqua per vivere, è la primavera col suo tempo ventoso, è il bambù forte e flessibile, il colore verde e l’ Oriente. E’ connesso al fegato, alle articolazioni, allo spazio e rappresenta il movimento in tutte le direzioni. E’ Hun, lo spirito responsabile di ogni viaggio dell’anima.