Prova a chiedere ad una bambina di non entrare nel bosco. Se sceglie quella strada non potrà tornare indietro. Prova a chiedere ad un lupo di non cantare alla luna. Non può sottrarsi al suo istinto: fame, sete, piacere. Questa è una fiaba nera dal cui vortice non si può fuggire. Una festa e sette calici di vino rosso. Il tempo avanza e sei tra il branco e la sua preda: sii saggio, fai la scelta giusta.
Un nightclub, un’azienda di trasporti, una casa di piacere, uno studio di terapia e una famiglia che nasconde un segreto. Sono gli scenari diversi di una battaglia imminente, uno scontro tra generi. Una giovane straniera in cerca di fortuna arriva in una piccola località lombarda, sette donne e cinque uomini vivono le proprie realtà, vizi e desideri inespressi, ignari di quel che li aspetta. Storie dentro altre storie, dove i rapporti di potere, giustizia e destino risorgono dai tragici di un tempo e approdano nel nostro. Perché gli anni passano ma la scelta resta: farsi trascinare dal fato come dalla corrente oppure opporsi e imporsi, a proprio rischio e pericolo.
“W IL CALCIO FEMMINILE”
Pomeriggio/Sera dedicati alla nuova rivoluzione femminile
– Ore 17.30 Proiezione live collettiva della partita ITALIA – SVIZZERA valevole per le qualificazioni al Mondiale di calcio femminile 2023
– Ore 19.30 BAR SPORT WOMEN – Talk show live dedicato al calcio femminile (con ospiti)
BAR SPORT WOMEN
In ogni Bar Sport che si rispetti si parla di calcio, di politica, d’arte, di vita.
Cosa succede se gli stessi temi vengono affrontati in un “Bar Sport Women”?
“L’uomo primitivo non conosceva il bar. Quando la mattina si alzava avvertiva subito un forte desiderio di caffè, ma il caffè non era ancora stato inventato. Non c’erano neanche bar dove riunirsi. Gli scapoli si mettevano in semi-cerchio e si scambiavano botte di clava in testa secondo un preciso rituale: era un divertimento molto rozzo e presto passò di moda. Allora gli uomini primitivi cominciarono a farsi sui muri delle caricature, ma questo primo tentativo di bar fu un fallimento, mancava ancora qualcosa. Poi arrivò la moviola, il vistoso sgambetto, il secco rasoterra, il fallo da dietro, il dribbling ubriacante, il colpo di testa, il preciso pallonetto e l’arbitraggio scandaloso. La confusione era enorme, la conversazione languiva in rutti e grugniti. Per fortuna un giorno fu scoperta la figura del barista. E più o meno diecimila anni dopo decisi di aprire nel mio paese di cinquemila abitanti, il Bar Sport.”
(Stefano Benni, Bar Sport, 1976)
Il proverbiale incipit di uno dei più importanti romanzi di Stefano Benni chiarisce molto bene cosa sia un Bar dello Sport, un luogo mitico, un focolare, un rifugio per maschi appassionati di pallone cui corre l’obbligo di discutere animatamente di tutto quello che è successo nella settimana, campionato in testa, in cui i “rutti e grugniti” proposti da Benni sottolineano bene l’aspetto maschilista e primitivo del luogo.
Del resto ancora oggi il mondo del calcio sembra avvolto da una brutta patina di sessismo in Italia e nel mondo.
Eppure, viceversa, negli ultimi anni il calcio femminile sta vivendo una vera e propria rivoluzione che oltre a parlare di crescita sportiva racconta anche una via felice per la parità di genere di cui la nostra società ha tanto bisogno.
E se dunque un Bar Sport, luogo per antonomasia dichiaratamente maschile, diventasse un “Bar Sport Women”?
Sempre fatto di Gazzette e Corrieri, racconti di moviole e commenti sul campionato, birre, biliardi e infinite discussioni su piccoli e grandi temi, ovviamente più di tutti il calcio, ma con dentro molte più donne che uomini?
E se il calcio di cui si discutesse tra gioie e dolori, invece di essere il calcio maschile fosse quello femminile?
Ne è venuto fuori un talk show che andrà in scena venerdì 26 novembre in orario aperitivo, allo Spazio Diamante, subito dopo la proiezione collettiva dell’importantissima partita di qualificazione per il Mondiale femminile (Italia-Svizzera). Un talk show live con pubblico e ospiti dal mondo dello sport femminile e del giornalismo sportivo femminile, ma anche attrici, musiciste, scrittrici, politiche, birraie e giocatrici di biliardo, insomma esperte dei temi (o magari inventandone di nuovi) che possono abitare tra i tavoli e il bancone di un “Bar Sport Women”.
Partendo da Sofocle abbiamo attraversato diverse versioni dell’Antigone da Anouilh, a Brecht, alla Zambrano. Abbiamo seguito le tracce delle parole per arrivare alla domanda che più ci premeva oggi: cosa sentiamo di dover fare? Scivolando tra gli angoli dei personaggi, aprendoli come in un prisma, ci siamo ritrovati in uno spazio in cui far scoppiare parole come famiglia, parentela, legge, obbedienza, promesse… cercandone l’origine. E laddove c’era un fratello abbiamo trovato la fratellanza, laddove c’era una famiglia abbiamo trovato una città, una terra di cui prenderci cura.
E così anche noi abbiamo preso parola. Antigone è sola. Fragile e forte, è l’amore a tenerla in piedi. Con ogni parte di sé sa che darà degna sepoltura al corpo del fratello, Polinice, ucciso da Eteocle, l’altro fratello. Creonte, il re, si chiude le orecchie, non ne vuole sapere, il corpo deve essere lasciato in pasto agli avvoltoi, al cuore non sa dare ascolto, la città guarda, a volte si schiera, a volte tace, le guardie hanno famiglia, non possono contraddire il volere del re. Ma Antigone ha dentro il sangue della sua storia sanguinosa, ma è un sangue vivo, che pulsa, che grida al mondo di non potere fare altro se non questo: prendersi cura. Onorare, ricordare a se stessa cosa significhi essere umani. Ha ragione? Ha torto? Tutti siamo Antigone. E in noi ci sono anche Creonte, Ismene, le guardie, la città, Polinice, Tiresia. Ascoltarli ci farà rinascere per poter, di nuovo, tornare a festeggiare su questa terra.
Scritti ed interpretati da: IVAN MARIA ARTUSO, EMANUELE BARONI, IULIA BONAGURA, ELEONORA BRACCI, VALERIO CASTRIZIANI, TOMMASO D’ALIA, BENEDETTO BRUNO DI MAGGIO, LUCA GIACOMINI, CLAUDIA LIGORIO, LISA LIPPI PAGLIAI, TOMMASO LO CASCIO, GIOVANNA MALAPONTI, RICCARDO MOSCA, ALICE SILVESTRINI, FILIPPO TANCREDI, ALICE TEMPESTA, CLAUDIA TURCHI
Da “Sogno di una notte di mezza estate” di W. Shakespeare
Tutor drammaturgia e regia Fabrizio Pallara
Atene. Quattro innamorati. Un amore. Un amore non corrisposto. La fuga in un luogo lontano dalle leggi della città: il bosco. Il buio che lo avvolge. Abbandonare vestiti cuciti addosso da una società alla quale non si sente più di appartenere. Un abito e il corpo che c’è sotto. La pelle, la nostra pelle che prende il colore del sogno. Fate conto d’esser nascosti, fate conto che cielo e terra si dispieghino insieme davanti a voi. Un viaggio tra le luci e le ombre dei nostri desideri. Una visione che prende corpo, il nostro corpo. Un corpo che vuole tornare a festeggiare. Oltre il giudizio della legge e oltre il velo della morale si consuma “Il nostro sogno di una notte di mezza estate”.
Hai vent’anni e vivi ad Elsi, un paese circondato da una nebbia fittissima, in cui il ricordo del mondo esterno è svanito. Sulle tue spalle cade l’eredità dei padri fondatori ed è il momento di diventare adulto, del rito di passaggio, di partecipare al Gioco. Ognuno ha un ruolo da interpretare e un obiettivo da portare a termine: un piccolo assaggio del mondo che ti aspetta. Sono stati scelti i personaggi dell’Amleto, che non conosci. Ora hai la possibilitá di tessere un’altra storia, contando sui tuoi amici. Devi superare la notte, perdere la tua identità per trovarne una nuova. Abbandonare il passato e saltare verso il futuro. Cosí si cresce…oppure no?
Prova a chiedere ad una bambina di non entrare nel bosco. Se sceglie quella strada non potrà tornare indietro. Prova a chiedere ad un lupo di non cantare alla luna. Non può sottrarsi al suo istinto: fame, sete, piacere. Questa è una fiaba nera dal cui vortice non si può fuggire. Una festa e sette calici di vino rosso. Il tempo avanza e sei tra il branco e la sua preda: sii saggio, fai la scelta giusta.
Angelo Savelli, Ciro Masella e Samuele Picchi saranno lieti di incontrare gli studenti, pubblico e stampa venerdì 21 febbario alle ore 18.00 presso lo Spazio Diamante, per raccontare il lavoro svolto con lo spettacolo Tebas Lend e per parlare del lavoro di drammaturgia svolto dall’autore Sergio Blanco, creatore di una radicale forma di drammaturgia, da lui definita “auto-finzione”, in cui l’autore si mette personalmente e spudoratamente in scena, incrociando la sua biografia, vera e immaginaria, con temi di forte attualità e riflessioni sull’arte e la vita. L’incontro sarà moderato da Viviana Raciti, critico teatrale della testata Teatro&Critica.
“Ho sentito l’urgenza di mettere in scena Tebas Land – dichiara Angelo Savelli – perché l’ho trovato intelligente, spiazzante, autoironico, colto, commovente, violento, popolare, delicato e molto altro…sono certo che anche gli spettatori non resteranno indifferenti al fascino di questo testo”.
Ancora poco conosciuto in Italia, Sergio Blanco è il creatore di una radicale forma di drammaturgia, da lui definita “auto-finzione”, in cui l’autore si mette personalmente e spudoratamente in scena, incrociando la sua biografia, vera e immaginaria, con temi di forte attualità e riflessioni sull’arte e la vita. La sua più recente opera “El bramido de Düsseldorf”, nell’edizione uruguaiana da lui stesso diretta, è stata presentata con grandissimo successo al Vie Festival 2019 di Modena.
“Tebas Land” è un’opera del drammaturgo franco-uruguaiano Sergio Blanco, uno dei più originali e innovativi drammaturghi apparsi recentemente sulla scena internazionale. Il premio UBU Angelo Savelli ha curato la traduzione, per la prima volta in italiano di un testo di Blanco, la regia, le scene e i costumi di questa nuova produzione di Pupi e Fresedde-Teatro di Rifredi che vede protagonisti Ciro Masella e Samuele Picchi. Dopo essere stato messo in scena nelle più importanti città del Sud America, oltre che a Madrid e Londra, “Tebas Land” sarà rappresentato in diverse capitali, a New York, Tokyo, e nella versione di Pupi e Fresedde a Firenze, Roma e Napoli.
Il culto della Dea Madre, una singolarità del Vietnam, è stato ufficialmente riconosciuto come patrimonio culturale dall’UNESCO il 1 ° dicembre 2016
NGOC THEATRE ha collaborato con il regista e artista Anh Tu per presentare rispettosamente questo rituale sul palco. Ngu Bien è un’opera d’arte unica e creativa che rappresenta una pratica di Hau Dong in trance, un rituale di possesso spirituale.
Questa affascinante esibizione ha attirato un sacco di pubblico vietnamita e straniero. L’opera teatrale è stata eseguita in Tailandia, Filippine, Repubblica di Corea, Bhutan, Monaco, Cina e Bangladesh.
Ngu Bien ha ricevuto due eccezionali riconoscimenti e riconoscimenti durante il China-ASEAN Theater Week Festival 2016.
The Theater The Ngoc è una troupe professionale riconosciuta come patrimonio culturale dall’UNESCO e ha recitato fino ad oggi davanti a oltre 500.000 persone in Asia.
Ora dà spazio ad un grande tour europeo e poi mondiale.
The Theater The Ngoc si è già esibito con successo a Montecarlo nel 2017 davanti a più di 1000 persone e per la fine del 2019 avrà il piacere di salire sul palcoscenico dei teatri italiani, a Roma, e poi della Costa Azzurra dal 13 al 21 dicembre. La cultura asiatica è molto sensibile al rispetto e alle tradizioni.Inoltre, la delegazione vietnamita che farà il viaggio da Hanoi sarà molto felice di invitarvi a scoprire il loro spettacolo “Chi Pheo”.
PER PRENOTARE RIVOLGERSI A LUCHINO RE +336 31 19 89 67 DIRETTO WHATSAPP O su erlukino@gmail.com
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