Pupi e Fresedde-Teatro di Rifredi Centro di Produzione Teatrale Firenze
di Sergio Blanco
traduzione, scene, costumi e regia Angelo Savelli con Ciro Masella e Samuele Picchi assistente e figurante Pietro Grossi
luci Henry Banzi
allestimento scena Lorenzo Belli, Amedeo Borelli
esecutore al pianoforte del brano di Mozart Federico Ciompi
foto Marco Borrelli
Con il patrocinio morale dell’Ambasciata dell’Uruguay in Italia alla rappresentazione dell’opera TEBAS LAND del prestigioso e riconosciuto drammaturgo uruguaiano
Sergio Blanco
Vincitore del Premio Ubu “per l’intenso lavoro di traduzione, allestimento e promozione della nuova drammaturgia internazionale”
“Tebas Land” è un’opera del drammaturgo franco-uruguaiano Sergio Blanco, uno dei più originali e innovativi drammaturghi apparsi recentemente sulla scena internazionale. Angelo Savelli ha curato la traduzione, per la prima volta in italiano di un testo di Blanco, la regia, le scene e i costumi di questa nuova produzione di Pupi e Fresedde-Teatro di Rifredi che vede protagonisti Ciro Masella e Samuele Picchi.
Sergio Blanco ha scritto “Tebas Land” ispirandosi al leggendario mito di Edipo, alla vita del martire San Martino e a un fatto di cronaca giudiziaria, immaginato dallo stesso Blanco, il cui protagonista è un giovane parricida di nome Martino.
A partire da una serie di colloqui, che si svolgono nel recinto di un campetto di basket di una prigione, tra il giovane parricida e il drammaturgo che vorrebbe portare in scena la sua storia, “Tebas Land” a poco a poco si allontana dalla ricostruzione documentaristica del crimine, per soffermarsi (come in “A sangue freddo” di Truman Capote) sulla relazione che si instaura tra lo scrittore e il detenuto e sulla possibilità, e i rischi, di trasporre la realtà in una creazione artistica.
Il testo fonde l’emozione, la poesia e la passionalità del racconto di una terribile tragedia familiare con la lucidità e l’astrazione di una acuta riflessione sul linguaggio e la comunicazione teatrale, dove lo spettacolo viene montato e smontato in diretta sotto gli occhi del pubblico in un affascinante gioco di scatole cinesi.
“Ho sentito l’urgenza di mettere in scena Tebas Land perché l’ho trovato intelligente, spiazzante, autoironico, colto, commovente, violento, popolare, delicato e molto altro….. sono certo che anche gli spettatori non resteranno indifferenti al fascino di questo testo”. Angelo Savelli
Ancora poco conosciuto in Italia, Sergio Blanco è il creatore di una radicale forma di drammaturgia, da lui definita “auto-finzione”, in cui l’autore si mette personalmente e spudoratamente in scena, incrociando la sua biografia, vera e immaginaria, con temi di forte attualità e riflessioni sull’arte e la vita. La sua più recente opera “El bramido de Düsseldorf”, nell’edizione uruguaiana da lui stesso diretta, è stata presentata con grandissimo successo al Vie Festival 2019 di Modena.
Dopo essere stato messo in scena nelle più importanti città del Sud America, oltre che a Madrid e Londra, “Tebas Land” nella prossima stagione sarà rappresentato in diverse capitali europee, a New York, Tokyo, e nella versione di Pupi e Fresedde a Firenze, Roma e Napoli.
Con il sostegno del MiBACT e di SIAE, nell’ambito dell’iniziativa
“Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”
presenta
LEGITTIMA DIFESA
di Laura Giacobbe
regia di Roberto Bonaventura
La scrittura di Legittima Difesa, come dice l’autrice Laura Giacobbe, riguarda un’idea maturata molto tempo fa, quando le opinioni attorno a questo argomento apparivano come sintomi e sentori e non erano ancora il fiume in piena che sono oggi.
Allora la circostanza di un rapinatore in casa appariva come un valido pretesto teatrale, uno zoom potente sull’umore nero che bolliva nel ventre del Paese. Era la situazione perfetta in cui vedere un principio giusto, quale è la necessità di difendersi dalla violenza ingiusta, deformato dalla nascente propaganda che solleticava abilmente insoddisfazione, appetiti violenti e irrazionali.
Ingrandire a dismisura, o meglio forse, comprimere, mettere alla prova dei fatti gli slogan e i deboli argomenti di cui è infarcita la rivendicazione del diritto alla legittima difesa, ha rivelato tutta la solitudine del cittadino digitale e insieme il contesto ingenuamente tragico in cui ci siamo abituati a vivere, fatto di nuove e sempre più inquietanti forme di entusiasmo negativo, golose di insulti, di frizioni, di disvalori, di miserabili ripicche sociali che funzionano come il
pronto soccorso di un’autostima che in altri ambiti dell’esistenza continua ad essere mortificata.
Quando tutto diventa troppo complicato, è bene diffidare da chi ci dice che tutto è semplice.
Quando sentiamo di non appartenere più a niente, è bene diffidare da chi ci dice che apparteniamo al popolo del buonsenso.
Laura Giacobbe
Dalle note di regia di Roberto Bonaventura:
«Incredibile signori: le rapine e gli omicidi sono nettamente in calo, mentre la paura aumenta. Come mai? Cosa o chi si nasconde dietro questo paradosso? È questo il nascosto nel testo “Legittima difesa”, è nascosto perché non lo dice, te lo porge gentilmente, per farti rendere conto di cosa sia, adesso il nostro paese. L’Italia impaurita, depressa e cosparsa di odio. L’Italia che cerca di reagire ma viene fermata da un muro invisibile. Che muro? L’ignoranza, il facile schierarsi con il più forte, il difendersi con le armi, con l’insulto, con la negazione dei diritti dell’uomo, con il perdere tutto ciò che di bellezza c’è nell’animo umano. Fermiamoci su una panchina di una piazza, incontriamoci, non facciamoci fregare, forse le soluzioni le possiamo trovare, guardandoci negli occhi. “Siamo uguali capo, a me non mi spetta l’orologio tuo e a te
non ti spetta la vita mia”».
traduzione di Flavia Tolnay con la collaborazione di Alberto Oliva
con Gaetano Callegaro e Francesco Paolo Cosenza regia Alberto Oliva scene e costumi Francesca Pedrotti – realizzazione scenografica Ahmad Shalabi
disegno luci Fulvio Melli – direzione di Produzione Elisa Mondadori
durata dello spettacolo: 1 ora e 20 minuti
Berlino 1947, ore sei e trenta. Nella Germania appena uscita dalla guerra, tutte le mattine alla stessa ora, due uomini si incontrano: un professore ebreo che vuole partire per fondare lo Stato di Israele e il proprietario di una tabaccheria, dall’aspetto tipicamente tedesco. Sono sopravvissuti alla tragedia che ha appena sconvolto e quasi annientato un popolo intero. Si attaccano, si rinfacciano colpe reciproche e recriminano sui torti subiti, fino a scoprire dolorosamente quanto gli obblighi della Storia possano condizionare il modo di agire dei singoli individui, quando, completamente soli, devono affrontare il proprio destino. Si gioca una partita in cui è impossibile giudicare vincitori e vinti, perché vittime e carnefici camminano su un piano sempre in bilico. Nascere tedesco nel 1920 significava essere condannato a diventare un carnefice. Nascere ebreo nello stesso anno era la condanna ad essere una vittima. In entrambi i casi, la ribellione a questo destino poteva costare molto cara. A quali compromessi un essere umano, da solo, è disposto a scendere quando si trova sull’orlo dell’abisso? Lo spettacolo, partendo dalla questione ebraica in un momento cruciale della sua evoluzione, parla a tutti, perché tutti prima o poi siamo chiamati a fare i conti con la nostra identità e a scegliere i tempi e i modi della nostra partecipazione sociale.
Note di regia
Suscita una strana emozione ritornare a lavorare su questo spettacolo, che è stato in scena per cinque stagioni tra il 2010 e il 2014, e riscoprirne la straordinaria attualità nell’Italia di oggi, così simile e così diversa nel breve volgere di pochi anni.
Sentendo risuonare nuovamente le parole di Amos Kamil, mi rendo conto di quanto sia diventato importante il tema dell’odio che scaturisce dal pregiudizio. Il fenomeno degli “haters” si è sviluppato a dismisura in questi ultimi anni e, senza averlo voluto quando ha fatto il suo primo debutto, Il venditore di sigari mette a tema proprio questo, focalizzando l’attenzione su un uomo che sceglie un bersaglio tanto preciso quanto pretestuoso per dare sfogo a tutta la sua frustrazione e rabbia. Credo che affrontare di nuovo il testo da questo inedito punto di vista possa dargli ancora più valore, ben aldilà della questione ebraica negli anni successivi alla sconfitta nazista, rimane un tema che merita di essere sempre ricordato e analizzato.
L’odio non è una faccenda delle personi ignoranti, come oggi si tende a pensare per stigmatizzare e circoscrivere il fenomeno che imperversa sui social network e copre di fango quasi tutti i personaggi che emergono dall’anonimato, facendoli bersaglio di insulti spesso gratuiti e pesantissimi. Nel testo di Amos Kamil l’odio è prerogativa di un professore di grandissima cultura. Questo forse ci aiuta a capire che a suscitare questo tipo di accanimento sociale sono motivazioni antropologiche e tanta sofferenza. Perciò l’antidoto non sta nel moralismo, ma nella capacità di ascoltare l’altro ed entrare veramente in dialogo superando le barriere del pregiudizio.
“(…) il sentimento che si staglia netto in questa messa in scena, curata con attenzione dal giovane Alberto Oliva, è quello dell’impossibilità di riuscire a vivere per chi è sopravvissuto qualunque sia stata la sua storia. Con bravura e intelligenza Francesco Paolo Cosenza affronta il suo Gruber dandogli toni di segreta sofferenza per un indicibile che deve essere detto. Di fronte a lui il Doktor di Gaetano Callegaro che sceglie nella politica il futuro. (…)”
House To Be presenta :
“TIME TO JACK” 15/16 Novembre , Roma
Dall’omonima traccia del 1985 di Chip E a cui ci siamo ispirati, Htob si propone sulla scena romana con un evento completamente dedicato alla House culture: musica ,danza ma non solo ,un momento di scambio e aggregazione sociale e culturale imperdibile.
12 coreografi
5 guest
5 dj
10 ore di musica
dance theatre
workshop
jam session
battle
party
Tutto ciò renderà unica questa esperienza.
L’obiettivo è educare e sensibilizzare alla musica ,ad una concezione più ampia dell’house come cultura di scambio , ricerca e libertà d’espressione: questo è Time To Jack.
A farci da cornice un contesto speciale che contribuirà a rendere ancora più suggestivo il nostro evento…
Vi annunciamo la collaborazione con
“ Spazio Diamante “ .
Vi aspettiamo !!!
IT’S TIME TO JACK YOUR BODY 🏠
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✔PROGRAMMA
_VENERDÌ 15 NOVEMBRE
“ Dance Theatre “
. Un nuovo concetto teatrale , una nuova forma di condivisione del palco , differenti stili di danza, diversi modi di comunicare, una sola musica con cui farlo. Dieci i coreografi invitati da tutta Italia per questa prima edizione, che a distanza daranno vita alle loro creazioni.
Connettersi e fondersi sono le parole chiave di questo innovativo concetto.
.Start ore 21.00
.Price: 10€
IMPORTANTE : ingresso solo in lista previo pagamento anticipato.
* I biglietti saranno disponibili fino ad esaurimento , capienza teatro 150 posti ,prenota il tuo biglietto .
A seguire “ After Party “
presso Spazio Diamante Bar
.Dj’s : Lil’ Jean
.Price Free
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_SABATO 16 NOVEMBRE
Start ore 10.00/14.00
.Teachers : Rabah – Babì – Taje
.Price : 50€ 3 Classi da 1.15 h
25€ 1 Classe
* I workshop sono a numero chiuso ,raggiunto il numero non si accetteranno iscrizioni ,affrettati a prenotare le tue classi .
14.00/16.00 Pausa
16.00/19.00 “Jam Session”
.Dj’s : Pako World – Lil’ Jean
19.00/23.00 “ Battle “
.1vs1 House
.1vs1 Mixed Style (Only on house music)
.Giuria : Rabah – Babi – Taje – Nevo – Steve
.Dj’s : Lil’ Jean – Fritz
.Premio : 250€ per Cat. + Trofeo
.L’idea è di scambiare e condividere tutti insieme per questo abbiamo deciso di dare due possibilità di selezione per i partecipanti: 8 Dancers per categoria saranno selezionati durante le 3 ore della jam session.
A seguire verranno selezionati gli altri 8 dancers per categoria in una classica preselezione da 45” per formare il tabellone da 16.
NB > la categoria mixed style è aperta a tutti gli stili ( hip hop, locking, voguin, contemporaneo… tutto!). L’importante è interpretare la musica.
In questo modo vogliamo dare a tutti i partecipanti la possibilità di ballare e divertirsi vivendo l’atmosfera di un vero club.
Guest Show : “Soulscapes” vincitori Best Choreography House Dance Europe 2019 con lo show “ Water “ ,per le coreografie di Gianni Wers
23.00/2.00 “ Party “
Per noi la musica è importante e per quest’anno
siamo fieri di annunciarvi la nostra collaborazione con NEUHM ,una realtà della scena clubbing underground del panorama italiano che curerà il sound del nostro party proponendo uno dei suoi dj.
Non potevamo chiedere di meglio !!!
Guest dj : Tba
.Price : Ticket unico 15€ valido per Jam Session + Battle + Party
Ticket solo party 10€ dalle h23:00
“ore 9:56, 31 Luglio 1992, una giovane donna - anni 17 -, un’isola, il KSC, uno space shuttle: l’Atlantis , un uomo, lo spazio, un padre, un evento, il fumo improvviso,lo stupore negli occhi, il rumore assordante, le fiamme e il volo.”
Autrice e Performer: Ambrita Sunshine
Drammaturgia: Claudia Bonsi & Ambrita Sunshine
Visual: Loredana Antonelli
Musiche: Lady Maru
Foto: Alberto Guerri
Grafiche: Chiara Di Meglio
Produzione: Compagnia Atacama
Una donna, una creatura, uno spettro.. attraversa lo spazio, muta forma e danza. Veniamo accompagnati in un lungo viaggio, senza terra né tempo. I suoni, le vibrazioni, i colori entrano
nell’anima e trasformano lo spazio in un turbine psichedelico dal quale chissà se sarà possibile uscire.
Il viaggio intrapreso è quello di una Abla Pokou contemporanea, colei che accompagnò i Baoulè dal Ghana alla Costa D’Avorio, ora ripercorre questo viaggio in una terra senza tempo.
Traghettando spiriti, cedendo il su corpo ad una trasformazione, in bilico fra la vita e la morte.
L’acqua, elemento fondamentale a volte appare come sangue sacrificale, il sangue donato per la trasformazione e la rinascita.
Acid Abla è frutto di una ricerca autobiografica, che ha trovato corrispondenze con la storia epica di Abla Pokou, regina madre dei Baoulé della Costa D’Avorio, che sacrificò suo figlio agli spiriti del fiume per salvare il suo popolo. Una scelta di sacrificio, ma un sacrificio d’amore in quanto madre di un popolo intero. Un personaggio che storicamente rappresenta forza immensa e amore, è così che il matriarcato e l’immensa saggezza femminile vengono identificati in Costa D’Avorio, ed è così che anche attualmente le donne vengono riconosciute dai Baoulé e da molti altri popoli, portatrici di amore incondizionato, fierezza e fiamme lucenti di cui seguire la guida. Così Ambrita ripercorre questo vissuto epico, ricco di emotività e lo fonde con la propria autobiografia, che nasce proprio in Costa D’avorio quando sua nonna diede alla luce suo padre nella foresta di Langosou. Utilizzando un linguaggio digitale con live visual art e live electronic music, questa storia acquisisce connotati contemporanei e ci porta lontano con l’immaginazione e le emozioni.
DANZATORI: E.sperimenti Dance Company COREOGRAFIE: FEDERICA GALIMBERTI MUSICHE: AVV ed elaborazioni elettroniche COSTUMI: NOEMI INTINO LUCI: Loris Costi PRODUZIONE: by gruppodanzaoggi
Luce ed ombra, ombra e luce …. dall’alternarsi di esse è scandita la vita dell’essere umano, da sempre: un ritmo ancestrale che risveglia l’animale atavico dentro ciascuno di noi e riscopre la forza travolgente del maschio in armonia con la natura, nella sua fragilità davanti alla grandezza di essa. CONVERGENZE mette in luce la scissione dell’animo umano tra ragione ed istinto ritrovato nella tribalità, nella riscoperta delle radici insite nel ritmo della ‘terra’, come nel volo dell’animale libero, bello di una bellezza pura perché naturalmente selvaggio, in armonia con la Natura. Interessante la creazione di Federica Galimberti, che scrive un linguaggio del tutto personale, pulsante, nuovo, contaminato nel fascino di luce e buio.
L’interazione con lo spazio si sviluppa in maniera astratta e visionaria da cui prendono vita forme pure di luce che si dividono e riflettono, componendo spazi nella immaginazione dello spettatore.
Un ritmo primordiale che si materializza in una danza fisica, di terra, nell’estrema sfida di se stessi e dell’altro proprio in un astratto quanto coinvolgente ed energetico rapporto tra la musica elettronica ed il suolo, la luce ed il ritmo, la potenza della danza maschile e la gioia della dinamica. Una scelta consapevole e precisa quella che la coreografa fa di configurare questa tematica con un ensemble tutto al maschile, di grande impatto scenico, ma anche altrettanto capace di esprimerne la fragilità infinita davanti all’immenso. E la rappresentazione di temi così antichi, eppure così contemporanei,
affascina dando vita ad una pièce molto convincente.
Compagnia Collettivo Trasversale coreografia Macia Del Prete Co-produzione ArtGarage
Danzano
Anita Lorusso
Giuseppe D’Andrizza
Nicolò Besozzi
Thomas Piasentin
Alice Mantovani
Alessandro Rigamonti
ll corpo come soggetto/oggetto che assume di volta in volta intenti e significati nuovi, disparati e talvolta opposti. Dalla forma alla sua trasfigurazione, dall¹attenzione alle pulsioni carnali e sessuali alla trascendenza metafisica, dalla narrazione epica a quella del quotidiano fino alla perdita di identità e via continuando con gli innumeri temi a cui il corpo è chiamato continuamente ad esser simbolo.
Coreografia e regia Loredana Parrella
Disegno luci Cesare Lavezzoli, Loredana Parrella
Costumi Loredana Parrella – Realizzazione Sartoria Mulas
Progetto per due interpreti Yoris Petrillo, Elisa Melis
Produzione Twain Centro di Produzione Danza del Lazio
Con il sostegno del MiBAC – Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Regione Lazio
In residenza Centro d’Arte e Cultura – Città di Ladispoli, Teatro Claudio Tolfa, Supercinema – Tuscania.
Primo Premio alla Miglior Coreografia CortoinDanza 2011 – T.OFF Cagliari
Selezione Visionari Kilowatt Festival 2013
Romanza – Trittico dell’intimità è un percorso che come un antidoto si scioglie nel nostro tempo miserabile per ridare vita alla pulsione sopita della passione, dove Amore e Sofferenza diventano emozioni che si esprimono attraverso le fragili leggi dei nostri corpi. Il lavoro è strutturato in tre quadri: “Angeli e Insetti”, “Riflesso” e “Féroce présence” Primo quadro – Angeli e Insetti Anteprima National Theatre – Belgrado Prima Assoluta Unity Theatre – Liverpool Prima Nazionale Teatro Valle – Roma
Eugenia è angelo. Eugenia è insetto. Eugenia è fascino. Eugenia è passione. Eugenia è farfalla. Eugenia è parassita. Eugenia è bellezza. Eugenia è donna.
Liberamente ispirato al racconto “Morpho Eugenia”, di Antonia S.Byatt, Angeli e Insetti è uno studio sul sentimento dell’amore attraversato da passioni violente. Dalla contrastata esperienza di William e di Eugenia, giovani protagonisti del racconto, che si trovano a passare dal sogno di un amore, all’apparenza perfetto, al dramma della scoperta di un terribile segreto che grava sul cuore di lei come un peso da cui non può liberarsi. Lui riuscirà, grazie ai suoi studi di entomologia, a comprendere quell’essere, cosi perfetto solo in apparenza, comparando i suoi comportamenti a quelli di alcuni insetti.
Nell’attimo in cui le cose sono e non sono più, si realizza una grande riflessione: quanto più ciò che amiamo ci sfugge, tanto più la reazione è di viverlo con pienezza di forze. Una pienezza che è comparabile alla più grande emozione, l’intimità che si raggiunge con la propria morte, inaccessibile nel tempo della normalità. “Noi siamo le api dell’Invisibile. Noi raccogliamo perdutamente il miele del visibile per accumularlo nella grande arnia d’oro dell’ Invisibile”. da una lettera di Rilke
Secondo quadro – Riflesso Prima Assoluta Auditorium Parco della Musica – Roma
“Riflesso” un abito da sposa per riportare in vita una donna attraverso il desiderio di un uomo. La scelta dello Stabat Mater di Pergolesi per sottolineare il destino ineluttabile dell’ unione che non potrà mai essere eterna. Quando ci amiamo pensiamo che sarà per sempre ma la realtà ci contraddice.
L’unica salvezza è liberarsi dalle illusioni e ritrovare quella forza che stana i nostri fantasmi costretti nel passato dentro vestiti vuoti.
Terzo quadro – Féroce présence Primo Premio Miglior Coreografia Festival CortoinDanza 2011, T.Off – Cagliari Selezione Premio Internazionale Coreografia Roma
“Non c’è niente di permanente in questo mondo malvagio, neanche i nostri dispiaceri.”
Charlie Chaplin
L’ esigenza di non ridurre il dolore ad un puro e semplice sintomo ma piuttosto di riuscire a dar voce a ciò che in esso è muto, è l’ anima di Féroce présence.
Un percorso “drammatico” che necessita solo di azione e di un linguaggio immediato per esrimere la perdita irrevocabile di quei corpi che restano vivi dentro noi stessi. Un ritratto strutturale che tenta di parlare da dentro, dal punto di massima profondità, dall’abisso delle carni e nient’altro.
BOLEROeuropa
a cura di Gianluca Riggi, Riccardo Cananiello, Valerio Gatto Bonanni,
testi di Gianluca Riggi
Musiche Maurice Ravel
con Riccardo Cananiello, Boutros Geras Popov, Mohamed Camara
Progetto BOLERO
Il Bolero è una danza popolare di origine spagnola nata verso la fine del 1700, caratterizzata da un ritmo netto ossessionante, spesso scandito da tamburi o da strumenti a percussione, il tempo è in ¾, e questo ne scandisce la sua origine probabilmente ben più lontana nel tempo come musica popolare della penisola iberica. Ravel con il suo Bolero nel 1928 realizza un capolavoro dove suono, musica, ritmo, in una ripetizione ossessiva per ben 19 volte, coinvolge e stravolge l’ascoltatore e lo spettatore, la coreografia originaria prevedeva una danzatrice su di una pedana, attorno un numero imprecisato di uomini che progressivamente con l’aumentare del ritmo e della strumentazione si fanno avanti per possedere la donna. Maurice Bejart nella sua coreagrafia sostituisce la donna con un uomo, è una danza ritmica, dove la parte inferiore del corpo con la ripetizione ossessiva del passo batte il tempo, e la parte superiore del corpo interpreta la grazia, ne è l’espressione, i danzatori sotto la pedana, uomini e donne, quasi divorano il danzatore al termine di un rito che sembra orgiastico.
Il progetto “Bolero” a cura di Gianluca Riggi, Valerio Bonanni parte da queste premesse musicali e visive, Riccardo Cananiello è il giovane danzatore ed interprete, bianco sulla pedana circolare, in un’alternanza di chiaro scuri visivi, interpreta l’Europa, sotto la pedana i migranti che vogliono entrare nell’Europa, vogliono viverla. L’Europa li ammalia prima e li respinge poi, ha necessità di uomini e donne giovani per ringiovanirsi lei stessa, ma poi li teme. Riccardo Cananiello ne è l’interprete accompagnato da un gruppo di giovani migranti. I Migranti circondano la pedana, isola, il danzatore ne è oppresso, schiacciato, li attira e li respinge, danza e si muove con loro. Infine emerge l’umanità dei “viaggiatori”.
Il corpo conduce l’azione di ogni singolo interprete, la messa in scena lascia che siano i corpi a parlare a raccontarci delle storie. L’impatto visivo ed emotivo è forte e sempre vivo. Lo spettacolo pur nella sua rigida struttura, determinata dalla musica e dalle coreografie, si presenta con un processo in continua evoluzione in stretta connessione con il quotidiano.
Infine la fusione tra la maschera del Capitano (disegnata e realizzata da Ascanio Celestini) e la coreografia di Bejart è praticamente senza forzature, si rinforzano anzi vicendevolmente, e si completano.
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